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Polvere…D’America…Polvere
Un consiglio a priori : se potete, evitate di leggere la quarta di copertina. Io credo parli troppo.
Avevi fame,potevi scegliere un hamburger. Invece hai aperto la porta accanto e hai comprato una scatola di proiettili per il tuo calibro 22. Avevi 12 anni , la guerra era appena finita.
A quel tempo vedere un ragazzino con un calibro 22 in spalla bersi un’aranciata seduto a una pompa di benzina non era insolito. Hai fatto una scelta, proiettili al posto di hamburger.
Il perche’, te lo chiederai per tutta la vita. Ma il colpo non ritorna in canna, mai piu’.
Completa inevitabilmente la sua traiettoria.
Oregon, e’ il dopoguerra e la poverta’ e’ ancora diffusa tra le classi piu’ basse.
L’America porta ancora i segni della grande depressione e del conflitto, nulla e’ cicatrizzato nello stile di vita della gente, nel paesaggio circostante.
Un ragazzino che non ha mai conosciuto suo padre vive con la madre e le sorelle, con l’unica entrata economica del sussidio statale in un continuo susseguirsi di alloggi e patrigni.
Un vecchio alcolizzato regala bottiglie vuote ai bambini. Un vuoto , un centesimo, poi un gelato.
Un benzinaio dispensa poca benzina ma distribuisce bibite ghiacciate e compra vermi.
Ragazzini in bicicletta giocano a sparare alle mele nei campi abbandonati.
Un uomo e una donna, in riva ad un lago, pescano . Scaricano da un furgone i loro mobili, minuziosamente arredano la loro riva del lago. E pescano.
Piccole vite, come granelli di polvere. Diversi l’uno dall’altro ma esclusivi di una deliziosa individualita’, prima che l’omologazione se li porti via. Piccoli granelli di polvere D’America, prima che il vento se li spazzi via tutti.
Questo e’ il racconto in prima persona di un uomo che rivede la sua infanzia.
Penna leggera e brillante, ironica e a tratti grottesca, divertente e semplice ed allo stesso tempo triste di una tristezza cosi’ malinconica e riflessiva da rivelarsi invece foriera di un sorriso che ti stiracchia piacevolmente le labbra.
Questo e’ l’ultimo romanzo di Richard Brautigan, morto suicida nel 1984.
Un autore che ha vissuto la gloria folgorante prima e l’indifferenza poi, un autore che ha scelto la coerenza, nonostante tutto. Pare si tratti di un romanzo autobiografico, io credo lo sia assolutamente, i pensieri di quel ragazzino sono cosi’ ben delineati che dubito fortemente siano frutto della fantasia. Quella e’ memoria, io non ho dubbi.
Complimenti alla casa editrice, per la piu’ bella postfazione che io abbia mai letto, non e’ solo una biografia, ho avvertito un forte affetto verso l’autore, complimenti, davvero.
Chiuso il libro, un po’ triste ma sempre con quel sorriso soddisfatto ho deciso : comprero’ e leggero’ molto altro di questo autore. Il talento e’ come l’amore a prima vista, si percepisce subito.
Buona lettura.
Commenti
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:-P
Siete peggio delle bambine, dici di non fare una cosa ed e' il bello che la fanno.
Santa pazienza...
:D
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