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Carlos Ruiz Zafòn continua ad incantare
Dopo “L’ombra del vento” e “Il gioco dell’aqngelo” ecco un altro capolavoro di Carlos Ruiz Zafòn, che con “Il prigioniero del cielo” torna nell’universo del Cimitero dei Libri Dimenticati, sistemando un altro magico tassello in attesa di concludere il ciclo con un ultimo romanzo. E’ infatti la magia che percorre e domina le sue indimenticabili pagine : magia di una città (Barcellona) descritta con amore sofferto non nel frastuono e nella vivacità della vita delle ramblas ma con i colori grigi, indistinti delle penombre serali, con le strade umide di pioggia ed i passanti che scivolano silenziosi tra palazzi lividi e atmosfere sospese nel tempo. La storia comprende lunghi capitoli dedicati alle lugubri prigioni franchiste situate nella fortezza di Montjuic (che sovrasta Barcellona); siamo negli anni Quaranta, le carceri sono piene di prigionieri politici ostili al regime : tra questi, David Martin (Il prigioniero del cielo), scrittore famoso, obbligato, con sordidi ricatti, a correggere e riscrivere opere letterarie fasulle del direttore del carcere, Mauricio Valls, sedicente letterato, che si macchierà di orrendi delitti e che, dopo la fine della guerra mondiale, diventerà ministro e vate della letteratura di regime. Eccoci poi nel 1957 . Il tempo è passato, ritroviamo il protagonista de “ L’ombra del vento” Daniel Sempere, ormai adulto, sposato felicemente, ma ossessionato dal ricordo della madre, Isabella, amica di David, assassinata con un diabolico espediente da Mauricio Valls presso il quale Isabella si recava per impetrare la grazia per David. La storia si complica, gli eventi si susseguono incalzanti : Daniel trova infine un messaggio rivelatore sulla tomba della madre che lo induce a riflettere ed a decidere che una sola via gli rimane : la vendetta. E qui attendiamo il prossimo romanzo.
Magia di una Barcellona strana e plumbea, magia di una scrittura semplice e brillante, che, oltre ai protagonisti, tratteggia figure indimenticabili quali ad esempio il padre di Daniel, l’amico Fermin, la bella e provocante Rociito, e, nella fortezza del Montjuic, il dottor Sanahuja, Salgado, il buon Bebo cui fa da contraltare l’ombra incombente di Fumero, l’aguzzino torturatore. Zafòn ricorda a tratti Dickens, e come Dickens maestro imperituro del XIX secolo ha saputo darci un’opera che resterà nella letteratura mondiale : un’opera magica, che unisce in modo magistrale ambiente, vicenda e personaggi difficilmente dimenticabili, inseriti in una struttura letteraria solida e straordinariamente coinvolgente.