Dettagli Recensione
Un calice amaro
Quanto, quanto, quanto....
Quanto possiamo essere soli ed egoisti? Quanto la nostra infanzia influisce sulla nostra vita adulta? Quanto Freud aveva ragione?
Questo libro è un calice amaro: il vino della solitudine.
E' un vino che nessuno di noi vorrebbe bere, immagino.
Premetto: è la prima volta che leggo Irène Némirovsky.
Il suo stile è meraviglioso: è come se le parole vi stringessero in un abbraccio disperato, voluttuoso, confuso.
Questo libro ha bisogno di essere amato, custodito.
Hélène vive in una famiglia dove il padre è un accanito giocatore d'azzardo e la madre, Bella, la odia a morte, forse perché vorrebbe essere perennemente giovane.
Hélène riesce a rifugiarsi solo nell'amore di Mademoiselle Rose, la domestica che si prende cura di lei.
Nel frattempo, la madre di Hélène si trova un amante molto giovane, e non un amante qualsiasi: si tratta di Max, il nipote di Bella.
Come se non bastasse la situazione familiare tragica, anche la guerra arriva a minacciare la famiglia russa.
Hélène, per tutte le pagine del romanzo, cercherà di staccarsi dalla madre e dalla propria famiglia; dal rancore, dall'odio e dall'egoismo che l'hanno circondata fin dalla nascita.
Perché oramai Hélène sta diventando adulta. Ha ventun anni. Deve decidere cosa farne della propria esistenza.
E' un libro che vi trasporterà in un ambiente malsano, marcio; ma che riesce a catturarvi dalla prima all'ultima pagina.
Bevete questo calice. Sì, è un pò amaro. Ma non vi nuocerà, anzi, forse vi arricchirà.
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Grande Irene :))
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