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Freddo tiranno
Leggere questo libro per un appassionato lettore è un duro colpo.
Può veramente un bibliofilo bruciare i propri libri, compagni piacevoli o meno di una vita, pur di sopravvivere al freddo? A quanto pare sì.
Il già forte senso del grottesco è reso ancor di più dalla volontaria scelta dell'autrice di non precisare l'ambientazione e il tempo in cui tutta la vicenda avviene.
Sappiamo solo che è in corso una guerra, e i tre protagonisti (un anziano professore e due suoi ex allievi ormai adulti) sono chiusi in una stanza alquanto spoglia: vi sono infatti solo due sedie di legno, una stufa e una gigantesca libreria colma di libri. E siccome siamo in inverno, il freddo è il tiranno assoluto della storia, desideroso di ghermire chiunque con il suo abbraccio lento ma mortale.
E'stato bruciato tutto nella stufa, tranne i libri. E quando si comincia a bruciare pure quelli, emergono i vari lati della personalità di ognuno dei tre personaggi: dubbi, incertezze, rimpianti, forti liti e indecisioni e, cosa più interessante di tutte, l'identità animalesca dovuta all'istinto di sopravvivenza che annulla anche il più piccolo frammento di umanità.
E tutto per colpa del freddo. Un freddo che fa regredire l'essenza umana delle persone.
Ormai conosco Amelie Nothomb come le mie tasche e so perfettamente (o quasi) cosa aspettarmi dai suoi romanzi, anche se questo mi ha lasciata un po' basita per il semplice fatto che è uno dei più strani che io abbia mai letto. Strano ma reale, perchè c'è sempre un fondo di verità tra le pagine della regina dei paradossi.
Fredda, cinica e implacabile, la Nothomb esplora i lati più oscuri dell'anima umana con una grazia e uno stile che possiede lei soltanto.
L'unica cosa che non mi è piaciuta è che "Libri da ardere" è scritto come se fosse una commedia teatrale (anzi, una tragedia), quindi è come leggere un copione e i libri di questo genere mi danno sempre una triste impressione di pigrizia compositiva e non sempre riescono a coinvolgere pienamente il lettore a causa di particolari un po'scarni, dialoghi eccessivi e un po'forzati.
Per fortuna che la grottesca profondità di Amelie me l'ha fatto apprezzare e per questo lo ritengo uno dei suoi capolavori.
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