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Si stava meglio quando si stava peggio
Quando si centellina un libro i motivi sostanzialmente sono soltanto due: o il libro è una colossale ciofeca oppure, ed è questo il caso, si vuole ritardarne la fine.
Ci ho messo molto a leggere questo libro, più del tempo medio che impiego per un libro da 300 pagine o giù di lì, soprattutto per le atmosfere che emana.
La nostalgia è palpabile, la si sente sulla pelle, ma a differenza dei ricordi passati che mettono sempre un pochino di tristezza quando si arriva alla consapevolezza che quei momenti non torneranno più, qui si trovano soltanto ricordi talmente belli che lasciano sì tristezza ma anche un sorriso sulle labbra.
Tutto cambia, il progresso e il guadagno impongono mutamenti inevitabili che dovrebbero portare tutti i componenti di una comunità a vivere meglio…ma sarà davvero così?
Ma non era molto meglio quando, pur avendo pochissimo, si riusciva a stare bene con niente? A ridere e divertirsi semplicemente raccontando bugie colossali o facendo scherzi al prete o ancora stando tutti insieme?
Per certi versi questo libro mi ha ricordato molto “Il buio oltre la siepe” anche se il tema dei neri viene trattato in maniera completamente differente e certe situazioni vengono solo rese note al lettore come se si trattasse di un articolo di giornale, le riflessioni vengono lasciate totalmente al lettore.
Soprattutto questo libro racconta il coraggio: parliamo di un’epoca in cui, in Alabama ma un po’ nel mondo intero, la vita non era per niente facile per molti (neri, donne, poveri), è l’era della Grande Depressione e il Caffè di Whistle Stop è il luogo di ritrovo di un mondo completamente svanito.
Un mondo fatto da uomini e donne che io definisco “di vecchio stampo”, dove la gentilezza spontanea faceva sì che anche uno sconosciuto, dopo aver fatto dei lavoretti, potesse mangiare gratis un buon pranzo completo.
La Signora Ninny, che secondo me è la vera protagonista del libro, è di una dolcezza disarmante.
Mi hanno colpito molto alcune riflessioni fatte da Evelyn (la signora che va sempre a trovare la Signora Ninny) a proposito del fatto che a suo avviso la gente è sempre arrabbiata, con una faccia tirata e annoiata, sempre pronta ad aggredire per sciocchezze…e ho trovato che nonostante siano passati anni e anni le cose non siano affatto cambiate (da qui la conclusione che alla fine cambiano i tempi ma sostanzialmente forse gli uomini restano sempre uguali); poi c’è la domanda che Evelyn si pone: “troverò mai una persona pura e ingenua come la Signora Ninny?” e mi sono chiesta se per essere buoni non sia inevitabilmente necessario essere anche un tantino “ignoranti”…non fraintendetemi, per ignoranti non intendo dire stupidi, intendo che se uno ha una certa esperienza del mondo tende a diventare un pochino meno buono e un tantinello più “sgamato”.
Ma ho pensato anche che a volte, quando meno te lo aspetti, ti capita di incontrare qualcuno o qualcuna così entusiasta della vita da farti tornare un’energia che pensavi persa per sempre e da far sparire la parte “Towandese” (chi ha letto il libro capirà) che inizia a prendere possesso di te…come è successo ad Evelyn con Ninny.
P.S. Se vedete un/una vecchiettino/a scambiate qualche parolina insieme….primo, perché quando si diventa vecchi si tende ad essere accantonati dal resto della gente, secondo perché magari potrebbe essere la vostra ancora di salvezza per quel giorno (andato storto)! ?