Dettagli Recensione
Infanzia, crescita e ossessione
E'il quinto libro che leggo di questa scrittrice che adoro, ma non lo considero uno dei più belli e nemmeno uno dei più brutti. Diciamo che è una via di mezzo per tanti motivi.
Innanzitutto in "Dizionario dei nomi propri" la Nothomb abbandona momentaneamente e volutamente, con mio grande dispiacere, quei toni ironico-pessimistici che tanto amo per narrare una storia più "terrena" e realistica ovviamente appuntandovi il proprio tocco personale d'autore.
In questo libro si parla di un tema già affrontato dall'autrice in "Igiene dell'assassino" e in altre sue opere: il difficile passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Ed è proprio la protagonista Plectrude che attraversa questo drammatico momento: già il suo nome (preso dal dizionario che dà il titolo simbolico al romanzo) e la sua particolare circostanza di nascita contribuiscono a regalarle un'esistenza particolare: adottata dalla famiglia di sua zia, fin da piccola Plectrude dimostra subito la sua passione per la danza che riterrà più importante della scuola, dell'istruzione e di tutto il resto. Ma ben presto la passione si trasforma in ossessione: Plectrude sopporta durissimi allenamenti pur di diventare la migliore, sprofonderà nell'anoressia più totale, perderà la capacità di provare sentimenti, nonchè i pochissimi amici che aveva.
L'unico sostegno in tutto questo sarà la sua madre adottiva che, sebbene sembri amarla più di ogni altra cosa al mondo, in realtà nasconde le più cupe intenzioni...
Detto questo devo fare i miei complimenti alla Nothomb per come il suo stile ha contribuito notevolmente alla formazione di Plectrude: da bambina altezzosa e superba (e inizialmente molto antipatica, bisogna dirlo) e bisognosa di restare per sempre nella dolce culla dell'infanzia per evitare le sofferenze della crescita, diventa, dopo l'incidente, una splendida, forte e determinata donna che ha imparato finalmente a vivere.
Anche se ho provato grande nostalgia per le oscure risate filosofiche che la Nothomb suscita in molte sue opere, sono lieta di vedere come sia stata capace di raccontare una vita. Una vita difficile, segnata da molti sacrifici e sofferenze, con il suo occhio attento, preciso e non troppo prolisso.
Ammetto che la parte centrale, dove si descrivono tutti gli allenamenti di danza e ci sono molte ripetizioni, mi ha un po'annoiata, ma per il resto posso chiamare la mia Amelie Maestra.
Tutti i suoi libri, poi, hanno dei finali spettacolari. Sorprendono come bombe scoppiate all'improvviso nella calma e nel silenzio, indignano, colpiscono, rimangono impressi nel cuore e nella mente e confondono. Sono totalmente inaspettati!
Credo che i suoi libri vadano letti solo per quelli.
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
Io non ne lascerò indietro neanche uno!!
Amelie Nothomb è la mia droga e la mia religione =)))
Yes.
Ora io mi dedico ad "Acido solforico".
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
:D