Dettagli Recensione
TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE IL DITO..
Lars Kepler è in realtà lo pseudonimo di due scrittori (Alexander e Alexandra, così non ci si sbaglia) marito e moglie, che invece di discutere come tutte le coppie normali per l’arredamento del salotto, si beccano su cosa far dire e fare al personaggio di loro invenzione, Joona Linna.
Quando hanno scritto il loro primo romanzo “L’ipnotista”, doveva essere un periodo di forte intesa, poi probabilmente il ménage domestico ha subito qualche scossone, visto il ritmo altalenante di “L’esecutore”.
Il libro inizia con da-dan! un uomo che sembra sospeso nell’aria in mezzo ad una stanza, musica di sottofondo. Allora tu pensi che ci sarà una buona dose di mistero, magari qualche magia, qualche trucco, qualche setta da stanare. Sbagliato!L’uomo penzola attaccato ad un filo da bucato, che semplicemente, controluce non si vede. In barba al mistero e alle teorie assurde che nascono da questo inizio, la storia si snoda in tutt’altra direzione.
C’è una ragazza, Penelope, che è a capo di una associazione pacifista, che se ne va tranquilla in barca col ragazzo Bjorn e la sorella Viola. Dopo aver approdato su un’isoletta in parte deserta, Penelope e il fidanzato scendono per una passeggiata “romantica”. Al ritorno trovano la povera Viola morta e si accorgono quasi istantaneamente che c’è un uomo che li insegue e che non ha buone intenzioni.
Mentre i due tentano la fuga nei meandri dell’isola, la barca viene rinvenuta e con essa il cadavere, che presenta però un’anomalia: la morte è per annegamento, ma i vestiti sono completamente asciutti.
Joona Linna capisce che la ragazza è stata uccisa, affogata in una tinozza e che la barca è stata manomessa per far si che, una volta eliminati tutti e tre i passeggeri, potesse saltare in aria e non lasciare traccia.
Chi ha architettato un piano così preciso? Soprattutto perché?
Trafficanti d’armi, leggi internazionali sull’esportazione di materiale bellico, il Darfur, la musica, Paganini e i suoi violini. C’è di tutto in questo thriller. Tanti personaggi, tante storie intrecciate che finiscono per intontire anziché interessare. Tanti spunti promettenti che non vengono approfonditi o risultano deludenti dopo tanto disperare.
Joona Linna è sonnacchioso. Me lo immagino lì, seduto tra Alexander e Alexandra, con il mento tra le mani che sospira nell’attesa che i due si decidano su cosa scrivere.
Le due mani si sentono, ma sembra che vogliano prendersi un po’ a pugni.
Visto che questo è il secondo di una serie di otto, confido nel ritorno della quiete familiare e leggerò prima o poi il terzo, “La testimone del fuoco”.
Da sconsigliare totalmente no, ma da leggere senza aspettarsi faville.
PS: sento la mancanza di Henning Mankell!
Indicazioni utili
- sì
- no