Dettagli Recensione
E' di scena il teatro
Straordinaria rappresentazione della vita di un uomo: Philip Carey, che fin da bambino dimostra incessantemente tutta la sua vocazione a vivere seguendo l’istinto e alla ricerca della felicità. Parte da un punto a sfavore, ha un piede equino ed è orfano, viene cresciuto da una coppia di zii che vivono in una canonica grazie allo stipendio dello zio che cura una chiesa in Inghilterra. Crescendo tante situazioni che lui credeva certe e sicure diventano punti di partenza per scoprire la sua vera vocazione, nel frattempo scopre l’amore e la relativa ossessione che lo porterà a toccare il fondo. Mildred donna senza scrupoli, volgare e stupida lo renderà vulnerabile e passivo come uno zerbino, un perfetto schiavo consenziente. Ma non è solo la passione d’amore per una donna quello che lo rende schiavo, piuttosto la sua sensibilità a mettersi in gioco e giocare fino allo sfinimento. La consapevolezza della sua integrità psicologica lo farà sopravvivere, ma la sua vocazione allo sconforto gratuito è sempre in agguato e fino all’ultima pagina mi ha tenuta col fiato sospeso.
“Aveva pensato l’amore come un rapimento che gli facesse sembrare il mondo una primavera. L’aveva pregustato come una felicità estatica, ma questa non era felicità: era una fame dell’anima, era un desiderio doloroso, un’angoscia amara, mai conosciuta”.
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