Dettagli Recensione
"Il messaggio segreto delle farfalle" di L. Al-Uth
Romanzo shock, almeno nella prima parte, questo dell’autrice kuwaitiana da sempre impegnata a difendere la condizione della donna nel suo paese. Anche attraverso la letteratura, l’autrice è stata un’attivista che ha contribuito in maniera concreta al conseguimento del diritto di voto delle sue concittadine.
“Il messaggio segreto delle farfalle” narra la triste storia di Nadia, figlia di madre siriana e di padre kuwaitiano, concessa in sposa all’età di diciassette anni al vecchio Nayef, facoltoso sessantenne che, impotente, esercita lo “ius primae noctis” facendo violare l’ignara giovane dal servo Atiyya. Le pagine del dolore e del senso di ripugnanza per l’anziano marito inabissano il lettore nell’orrore di fatti che, se venissero chiamati con il loro nome, sarebbero soltanto una serie di reati: pedofilia (la ragazza è minorenne!), sequestro di persona, riduzione in schiavitù, violenza carnale e atti osceni dinnanzi a una minorenne.
Chiaro l’obiettivo di indurre sdegno nell’opinione pubblica, portando a galla pratiche se non lecite, comunque tollerate e accuratamente nascoste tra le mura delle case.
E’ la storia di un’altra Penelope che conduce la sua guerra, con ostinazione, per affermare il diritto elementare alla libertà di vivere la propria vita: senza ipocrisie sociali, scardinando i tabù, in una strenua battaglia per l’emancipazione femminile in un contesto che la vuole negare. A costo di fuggire dal marito violento, contrapporsi ai genitori, rinnegare la tradizione secondo la quale una vedova non dovrebbe vivere da sola. Con “il desiderio di infrangere tutte le regole familiari e sociali”, per affermarsi. Rifiutando anche “un matrimonio di godimento previsto dal diritto islamico” per non essere accusata di adulterio.
Lo stile narrativo, nella migliore tradizione araba, abbonda di immagini e di metafore. Come questa immagine, per esprimere lo schifo verso il marito tiranno: “Ero pronta a essere umiliata , a sentirmi come se dei vermi mi strisciassero in gola e scarafaggi affamati mi percorressero le gambe e il ventre.”
Tra le allegorie, quella della farfalla è la più ricorrente.
Nella dedica: “A tutte le farfalle in silenzio, rinchiuse come parole tra parentesi”.
Nelle prime evasioni di Nadia nel giardino del palazzo: “Iniziai a osservare le infinite sfumature di colore e le eleganti farfalle dalle rilucenti ali che si posavano sui … petali.”
Nella felicità con la quale la protagonista accoglie la notizia della morte del vecchio marito, dal quale eredita una fortuna: “Ero come una farfalla che danzava e strepitava in una girandola di colori lanciando strali di fuoco, illuminando e vestendo a festa l’universo intero.”
Nella descrizione del lutto: “Le donne avvolte negli abiti neri sembravano farfalle ricoperte dalla fuliggine di vecchie caldaie.”
Nell’impulso che guida la rinascita della giovane universitaria, determinata a laurearsi: “Era come se mi fossero spuntate due potenti ed enormi ali che mi incitavano a volare verso una vita nuova che solo io avrei tenuto in pugno senza alcuna ingerenza esterna.”
Per esprimere l’inquietudine: “Volteggiavo per l’appartamento come una farfalla che non sa dove posarsi.”
Per descrivere il proprio stato d’animo: “Ero un uccellino cui erano spuntate le piume, ero una farfalla variopinta che godeva del proprio silenzio.” Oppure: “Mi sembrava di essere una fragile farfalla rinchiusa in una bottiglia nella quale non riusciva a respirare.”
Bruno Elpis