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Il sogno infinito
 
Il sogno infinito 2012-05-14 23:26:03 Picasso91
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Picasso91 Opinione inserita da Picasso91    15 Mag, 2012
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L'amore infinito di una madre determinata.

C'è chi sostiene che i sogni servono a dare colore alla vita, e chi al contrario li considera banalità controproducenti, perchè quando non si realizzano, quando non prendono la forma di qualcosa di reale, tangibile e vero, la rendono ancora più grigia, la vita. Harry Bernstein, che il suo di sogno l'ha realizzato a novant' anni suonati, ci riporta indietro nel tempo, esattamente nel 1922, e ci racconta il sogno della madre, desiderosa di raggiungere l'America, terra di nuove speranze e aspettative. Ma la famiglia di Harry è numerosa, i soldi sono pochissimi e il padre spende tutto il suo stipendio nell'alcol, che lo rende necessariamente ancora più iracondo. Ma la mamma - che viene chiamata con il proprio nome solo una volta all'interno del romanzo, quasi a voler sottolineare che la mamma è la mamma e basta - non si arrende pur di assicurare ai figli un futuro migliore rispetto a quello che l'Inghilterra poteva offrire loro e scrive assiduamente alla famiglia del marito affinché spediscano i biglietti per arrivare in America e un giorno quei biglietti arrivano davvero. E così inizia un viaggio alla scoperta del continente americano, ma se per un momento tutto sembrava andare verso la direzione giusta, al boom economico fa seguito la grande depressione, e le vecchie ombre ritornano puntuali ad attanagliare la vita del protagonista, il piccolo Harry, che nel frattempo cresce, trova l'amore e concretizza, almeno lui, il suo sogno.

Recensire il romanzo di un autore che ha passato a sua volta gran parte della sua attività letteraria a recensire libri è quantomeno curioso, considerando che questo è un piccolo capolavoro di narrativa e merita quindi un'attenzione particolare, a partire dalle tematiche che offre al lettore e che è giusto ricordare con la dovuta ricorrenza. Harry racconta la crisi durissima della fine degli anni venti del secolo scorso, quando le opportunità di lavoro erano pressocchè nulle, i mendicanti e gli accattoni affollavano sempre di più le strade e l' università era un privilegio che solo pochi potevano permettersi, e il pensiero corre irrimediabilmente alla difficile situazione economica attuale (ovviamente con i dovuti crismi e sacrismi del caso). L'autore pone sotto l'occhio scrupoloso del lettore le condizioni in cui versavano tante famiglie solo apparetentemente più unite di quelle di oggi. La stessa famiglia dell'autore era ancorata a delle tradizioni, esattamente a quelle ebraiche, e le seguiva in maniera talmente ossequiosa da far sembrare le stesse ridicole - celebrando addirittura il funerale della primogenita Lily soltanto perchè quest'ultima decide di sposarsi con un cristiano, e solo per questo andava considerata morta, nonostante ovviamente non lo fosse - e facilmente rintracciamo fili narrativi che l'autore ricicla dal suo romanzo d'esordio, "Il muro invisibile", ma se nel suo primo successo venivano messe a fuoco le difficoltà di convivenza tra la comunità ebraica e quella cristiana, ne "Il Sogno infinito" - o più semplicemente "The dream", come recita il titolo originario - e quindi nell'America del primo novecento le violenze e le ostilità cessano di esistere, così come i pregiudizi, che lentamente muoiono.

Ma il protagonista principale del libro è l'amore e la riconoscenza di un figlio verso la propria madre, una donna coraggiosa, tenace, che riesce anche in situazioni estreme a mantenere il decoro e la dignità. "Mamma, tu non sei mai stata innamorata? [...]Innamorata? E che cos'è l'amore? Chi l'ha mai saputo! Io l'ho saputo, dissi sottovoce, perchè io ti ho sempre amato". Il romanzo tocca punti di drammaticità altissimi, a volte risulta addirittura commovente e si arriva all'ultima pagina in modo veloce, dispiaciuti sì per la fine immediata, ma allo stesso tempo anche un pò sollevati, nell'attesa di un lieto fine che non arriva mai e nell'acquisizione di una sicurezza che può derivare solo dalla speranza che quei tempi cupi sono terminati.

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