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Vite al bivio
Questo romanzo ha segnato irrimediabilmente la mia adolescenza. Ricordo perfettamente l'impatto emotivo avuto sin dalla prima pagina. Ricordo tutto di questo libro, nonostante siano trascorsi anni; ricordo le vicissitudini di Christiane e del suo gruppo di amici, il suo primo amore dannato, l'incontro con l'eroina in una Berlino anni 70 dalla visuale in bianco e nero, i titoli dei giornali che riportavano le prime drammatiche morti, le stazioni affollate con all'interno le vite derelitte di chi si prostituiva sul retro, i gabinetti rotti e maleodoranti dalle numerose scritte sui muri, il sesso praticato per sentirsi ancora vivi (contrapposto a quello meccanico dato dal bisogno di denaro) ma soprattutto, ricordo i ritmi incalzanti dell'astinenza. Su tutto questo male aleggiano spettri psichedelici e musiche di Bowie, viaggi in tunnel bui della psiche e voglia di tornare a vivere. Non possiamo parlare di stile qui; la scrittrice non ha uno stile definibile; Christiane é semplicemente se stessa, scrive un diario personale dove si mostra cruda, schietta e talvolta volgare, come deve essere colei che racconta una simile realtà; é proprio questo suo modo amaro di narrare che porta il lettore davanti ai fatti senza piú veli...; .improvvisamente la droga non incuriosisce più...essa diventa qualcuno senza volto da cui fuggire.
Questo romanzo é una corsa contro il tempo per un graduale ma mai definitivo ritorno alla vita. Davanti a questa piccola grande prova narrativa s'infrangono tutti i sogni di bambina e ci si avvia lentamente verso l'età adulta.
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