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L'armadio dei vestiti dimenticati
 
L'armadio dei vestiti dimenticati 2012-05-07 10:02:32 Viola03
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Stile 
 
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Viola03 Opinione inserita da Viola03    07 Mag, 2012
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"L'armadio dei ............"

Nelle pareti del naso permane ancora l’odore della marmellata, di una torta che sta cuocendo, mentre il freddo pungente del Nord fa diventare rosse le mani. E ho le dita ancora macchiate del succo delle fragole che spuntano come rubini sull’affacciarsi dell’estate.
Nella testa risuonano ancora le voci di queste donne, le protagoniste del romanzo “L’armadio dei vestiti dimenticati”, il loro racconto di mogli, amanti, madri e figlie.
Sono queste le sensazioni che mi restano, sensazioni delicate, dolci, malinconiche, coperte da un velo per non far fuggire il calore.
La storia parte dalla malattia di Elsa, psicologa di successo, che si scopre malata gravemente. Nella consapevolezza della fine imminente, si trova circondata dalle amorevoli e ansiose cure della figlia Eleoonora, e delle sue nipoti Maria ed Anna. Sarà proprio quest’ultima, malata di un dolore di cui non riesce a parlare e con il quale non riesce a confrontarsi, che curiosando nell’armadio della nonna scoverà un abito dimenticato, appartenuto ad una donna di cui nessuno ha più parlato, il cui ricordo è ancora una ferita aperta. L’occasione verrà colta da Elsa, che sa che è forse l’ultima opportunità per raccontare e farà della nipote la sua ascoltatrice della storia di Eeva.
Quando Elsa era ancora una giovane psicologa e viaggiava spesso per lavoro, sua figlia Eleoonora, aveva bisogno di una persona che si prendesse cura di lei nei periodi in cui sua madre era fuori.
Un bel giorno era spuntata lei, Eeva, con addosso l’odore dei prati, degli animali, della campagna, le sue lunghe gambe e la sua pelle bianca, eterea.
Eeva era piaciuta a Elsa, alla bambina, ma per uno strano disegno del destino era piaciuta, troppo e in maniera forse sbagliata, anche a al marito di Elsa, il famoso pittore Marrti.
Con un misto di tenerezza, senso di colpa, bisogno di normalità la relazione tra i due nasce e si dipana negli anni, sotto gli occhi innocenti ma attenti della piccola Eleoonora.

In una narrazione che unisce presente e passato, l’autrice ci conduce in punta di piedi nelle vite di queste donne, nei loro amori, nel loro essere madri e figlie, nelle loro ansie, paure, nel loro confrontarsi con la morte. E le voci di queste figure femminili si fondono e confondono nel racconto, le loro storie sono intrecciate come le maglie di una tela, le loro vite cercano risposte con affanno, risposte che possono venire solo mettendo sul piatto la verità e la propria anima scoperta.
Con dolcezza, ci ritroviamo immersi nei profumi del nord, sentiamo sulla pelle l’umido della sauna e il gelo dell’acqua del lago, stringiamo la mano alla piccola Eleoonora, e mangiamo una torta con Eeva. Vorremmo abbracciare Elsa che se ne va e poi consolare Anna per i suoi dispiaceri.
Questo è quello che resta di “L’armadio dei vestiti dimenticati”, un calore dentro difficile da raffreddare.

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