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HAKAMAIRI ITCHO, ITCHO, ITCHO YA.
Si apre il libro con l’immagine del viso di una donna che si rispecchia nel vetro scuro di un treno notturno, il volto pallido di lei che si fonde col profilo della montagna innevata.
E poi ancora uno specchio, la cima di un monte bianco di neve ed il viso di cipria di una geisha il cui rossore delle guance appena struccate confonde il candore del monte.
Boschi di cedri dove le libellule si dondolano in sciami come steli di bocche di leone al vento.
La tela Chijimi lavorata a mano dalle fanciulle delle nevi, bloccate nel villaggio per lunghi mesi.
Il filo viene filato nella neve, la stoffa tessuta nella neve, lavata nella neve, imbiancata nella neve. Ed il tessuto che ne deriva, nelle calde giornate giapponesi, porta in sé la frescura della neve in cui e’ nato.
E poi la Via Lattea che di notte bagna con la sua luce la chioma elaborata di geisha di Komako.
Questo e’ un libro scritto nel 1947 e giudicarne lo stile e’ arduo, chiamiamolo un anziano libro giapponese. Non potrei definirlo scorrevole, ma neanche di difficile lettura.
E’ un po’ come leggere pagine appoggiate ad una scala, ogni tanto hai la sensazione di una lettura interrotta, spezzata. Ma cio’ non lima la bellezza di un’opera cosi’ descrittiva e docile e gentile e capace di ingentilire anche cio’ che e’ piu’ duro. Piu’ terreno.
Buona lettura.
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Commenti
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Pero' mi piacciono ogni tanto !
la letteratura giapponese è estremamente particolare
Ma a me capita spesso con i giapponesi :-)
@ Danilo : e' semplicemente una imitazione del canto degli uccelli, che pero' ha anche un significato letterale - Al cimitero, a cento metri, a cento metri e ancora a cento metri .- (E' una canzone cantata dalle bambine per fare rimbalzare la palla.)
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:)))))))))))