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Sensazioni dal Sol Levante
In Norwegian Wood, Murakami Haruki ripercorre a suon di musica l’adolescenza del protagonista, innamorato di Naoko, la ragazza del suo migliore amico morto suicida, e poi ricoverata in un ospedale psichiatrico, e di Midori, una ragazza con gravi problemi familiari. Non è la storia la cosa più importante, il quadro apparentemente semplice è allo stesso tempo complicato, ma la trama, come capita spesso nelle storie “giapponesi” è solo lo spunto.
E’ un romanzo di formazione, formazione intellettuale e sentimentale. Un faccia a faccia con la vita e con la morte, che non sono mai divise: non c’è separazione, benché sia un libro di grandi separazioni. Naoko e il protagonista, Watasabe Toru, hanno una relazione quasi esclusivamente epistolare, e, in alcuni punti, sembra che anche il rapporto di Watasabe con la vita, filtrato da musica inglese e letteratura americana, abbia le stesse caratteristiche.
Il migliore amico di Watasabe si suicida a diciassette anni. Uno dei compagni di stanza all’Università sparisce senza lasciare tracce: le Grandi Separazioni, i momenti di vuoto, le interruzioni e i ricongiungimenti, i Beatles e il Grande Gatsby e l’idea che tutto scorre, tutto continua, a nostro dispetto, che la morte e l’amore sono parte di un unico grande cerchio che continuerà a girare e girare: quello della vita.
Perciò questo romanzo, più che altri, è tipicamente “giapponese” nello stile pur non essendolo affatto nei concetti: la vita, una sorta di equilibrio instabile tra futuro e passato, è una catena di sensazioni con un presente che si riforma ogni secondo, mentre le parole cadono, dolcemente, come neve accompagnate da una colonna sonora immortale.
E i protagonisti sono sulla terra e in nessun posto, contemporaneamente. O forse sono dovunque, uniti gli uni agli altri da meravigliosi e nostalgici legami provvisori.
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