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Confessioni di una maschera
 
Confessioni di una maschera 2012-04-01 19:56:38 Romina
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Romina Opinione inserita da Romina    01 Aprile, 2012
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Confessioni ( esasperate) di una maschera

Un romanzo di 219 pagine intrise di personalità, che mi ha lasciato in sospeso fino all'ultima riga.

Non mi aspettavo nulla dalla lettura di questo libro, attendevo solo, con animo neutro, che ciò che leggevo mi pervadesse; sono rimasta letteralmente incantata dal modo di scrivere di questo scrittore, dal suo accento sui dettagli, dai colori (isterici a tratti) con i quali riempie l'anima del romanzo.

La storia è, in effetti, autobiografica: racconta dalla nascita fino all'età giovanile il percorso di un ragazzo che tra esasperazione e inquietudine si trascina fino alla maggiore età considerandosi costantemente un reietto; egli vive nel senso di colpa e nella non accettazione perché omosessuale e perché sadicamente attratto da truculente scene che accendono il suo erotismo. Questo suo modo di essere e di pensare lo porterà ad indossare una maschera per nascondere agli altri la sua non normalità, impedendo quindi al vero se stesso di uscire fuori, relegando ogni azione ad una mera finzione, non riuscendo mai a godere davvero della vita. Nel corso del romanzo toccherà con mano la sua “diversità” invaghendosi di un suo compagno di scuola, invece in età più adulta, grazie all'incontro con una ragazza si convincerà di poter accaparrare quella fetta di normalità da lui tanto agognata, illudendosi di poter amare Sonoko, una ragazza come tante ma per lui meravigliosamente unica, come “unica” è l'emozione che lei suscita in lui, unica ma, non abbastanza eccitante.

Mi ha colpito moltissimo l'andamento del libro che nonostante sia intriso di dettagli esasperati, ti trascina con se senza mai annoiarti, il suo essere così introspettivo ti fa annegare dentro te stesso e se pur cerchi di nuotare per tornare a galla non puoi che lasciarlo fare, annegare insieme a lui nell'abisso tormentato della sua anima è un piacere, vorresti entrare nel libro e gridargli: “mostrati al mondo! Sii te stesso machittelofafare! guarda che la vita è una sola!” ma, ovviamente, non puoi farlo ed allora ti limiti a farti trascinare dalla corrente Mishima...tutto cio' che vive il nostro protagonista è mentale, egli non si azzarderà mai a concretizzare le sue fantasie, non si concederà mai di sciogliere la catena che avvolge le sue mani, non capirà mai di essere un normale essere umano, il giudizio spietato verso se stesso e “la sua brutta abitudine” decideranno sempre per lui.

Mi ha commosso la sua sofferenza, mi ha commosso la solitudine e il giudizio così spietato verso se stesso. Sono stata acciuffata per i capelli dalle parole dure come pietre scritte dall'autore e il mio cuore ha sobbalzato per i colori vividi di questo romanzo che considero un capolavoro.

Nell'utobus che mi portava a scuola incontravo spesso un'anemica signorina. La freddezza del suo contegno destò il mio interesse. Quella signorina guardava sempre fuori dal finestrino con aria apatica, quasi fosse arcistufa di tutto, e mentre stava così assorta, non si poteva non restar colpiti dalla caparbietà ch'esprimevano le labbra leggermente imbronciate. Quando lei non era sull'autobus, mi sembrava che mancasse qualcosa, e senza neanche accorgemene trattenevo il fiato nella speranza di vederla ogni volta che salivo sul veicolo.
Mi chiesi se non potesse trattarsi del cosidetto amore. Non lo sapevo, punto e basta. Non avevo la più pallida idea che esistesse qualche nesso fra l'amore e il desiderio sessuale. Inutile dire che nel corso della mia infatuazione per Omi non mi ero mai sforzato di applicare la parola amore al fascino diabolico ch'egli esercitava su di me. E ancora, proprio nell'istante in cui mi domandavo se la vaga emozione che avvertivo nei confronti della ragazza dell'autobus fosse o non fosse amore, ecco che potevo sentirmi attratto dal giovane e grossolano conducente, con quei capelli troppo lustri per il denso strato di brillantina.
Tanto profonda era la mia ignoranza che mi sfuggiva la contraddizione implicita in questo caso. Non mi accorgevo che nel mio modo di guardare il profilo del giovane conducente era insito qualcosa d'inevitabile, soffocante, penoso, opprimente, mentre era con sguardo alquanto manierato, innaturale e presto stanco che osservavo l'anemica signorina. Fin quando fossi rimasto all'oscuro del divario fra questi due punti di vista, essi avrebbero coabitato dentro di me senza molestarsi a vicenda, senza venire in conflitto.

La corrente Mishima .........direi che quest'uomo la sapeva lunga...

Sayonara

Romina

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