Dettagli Recensione
Con amarezza ma fuori dal coro
Premetto che ho letto tutti i romanzi di questo autore straordinario ed è con amarezza che devo esprimere il mio parere negativo su questo libro.Io credo che il signor Zafon se avesse fatto visionare "Il prigioniero del cielo" a Don Basilio Moragas vicedirettore del giornale "La voz de la industria" (vedi il gioco dell'angelo) sarebbe stato sicuramente spedito a stilare necrologi per tre settimane.Io credo che questo autore stia cavalcando in maniera esagerata l'onda del successo incredibile che hanno avuto i tre romanzi più belli e cioè "Marina" "L'ombra del vento" e "Il gioco dell'angelo".
"Marina" è il capolavoro assoluto di Zafon dove l'anima nera del racconto viene descritta con uno stile narrativo romantico e pieno di poesia triste e malinconica che fa venire i brividi per le emozioni che si provano.Negli altri due romanzi continua la bellezza della narrazione unica di questo scrittore con storie di grande spessore dove c'è mistero, amori grandissimi che finiscono nella tragedia più nera.Indimenticabili Juliàn e Penelope Aldaya come David Martìn e Cristina nel Gioco dell'angelo.Ho trovato "Il prigioniero del cielo"come lo sforzo non riuscito forse per eccessiva fretta di dare un' altro episodio alla saga del cimitero dei libri dimenticati.Ci sono soltanto due momenti in questo libro dove Zafon torna ad essere il grande Zafon. il primo quando Daniel insegue la moglie Bea all'hotel Ritz per paura del suo tradimento e sopratutto il ballo di addio tra Fermìn e la Rociìto a pagina 311 del libro.
Per concludere mi permetto di trascrivere una delle pagine più belle del romanzo "Marina" che consiglio a tutti di leggere e rileggere per quanto è bello.
Il primo sparo attraversò le fiamme sibilando.
Riaprii gli occhi e vidi la sagoma di Eva Irinova che avanzava sulla passarella come avevo fatto io.
Teneva la pistola sollevata.Una rosa di sangue scuro sbocciò nel petto di Kolvenik.Il secondo sparo, più vicino, gli sfracellò una mano. Il terzo lo colpì ad una spalla. Allontanai Marina. Kolvenik si voltò verso Eva, barcollando. La dama in nero avanzava lentamente. Gli puntava contro l'arma senza pietà. Sentii Kolvenik gemere. Il quarto sparo gli aprì un foro nel ventre. Il quinto e ultimo lo centrò in mezzo agli occhi. Un attimo dopo cadde in ginocchio. Eva Irinova lasciò cadere la pistola e corse da lui. Lo prese tra le braccia e lo cullò. I loro occhi si incontrarono di nuovo e la vidi accarezzare quel volto muostroso. Piangeva. "Porta via la tua amica" disse senza alzare lo sguardo.annuii. Guidai marina lungo la passarella e raggiungemmo il cornicione del palazzo. Da lì riuscimmo a calarci sui tetti del fabbricato laterale e a metterci in salvo. Prima di perderli di vista ci voltammo a guardare. La dama in nero stringeva ancora Michail Kolvenik nel suo abbraccio. Intravedemmo le due sagome tra le fiamme fin quando il fuoco non le avvolse completamente. Immaginai la scia delle loro ceneri che si spargevano al vento, sospese su Barcellona, finchè l'alba non le disperdeva per sempre.