Dettagli Recensione
Uno sdolcinato clichè
Per riassumere brevemente ciò che ho tristemente trovato in questo romanzo, userò una sola parola che cercherò di approfondire: clichè.
Sì, perchè questo libro è uno stereotipo unico: la storia è banale, scontata (il finale lo si intuisce fin dalle prime pagine) e molto prolissa e ripetitiva, oltre che terribilmente lenta.
Più della metà del libro è costituita praticamente da preghiere, versetti e interpretazioni del Corano e le poche parti narrative sono talmente sdolcinate, stucchevoli e melense che fanno venire il diabete.
Non sono riuscita ad amare nessuno dei personaggi: all'inizio tutti pieni di sorrisi, risate (tanto che sembrano usciti dalla pubblicità con le famiglie del Mulino Bianco) e poi alla fine non fanno altro che piagnucolare e commiserarsi come dei poveri sfortunati. E tutto ciò l'ho notato prevalentemente nel protagonista che, com'era prevedibile, mi è risultato subito insopportabile.
In questa cornice in stile "Baci Perugina" naturalmente l'affresco storico e sociale è inesistente ed è così difficile immaginarsi il contesto.
Caro Ayad Akhtar, se volevi scrivere un romanzo drammatico non dovevi esagerare rendendolo troppo drammatico, perchè così finisce per sembrare surreale, oltre che una trovata commerciale per vendere tante copie (io adoro le storie ricche di sentimento e sensibilità, ma leggendo questo libro ho avuto la triste impressione di trovarmi davanti ad un pieno sfruttamento commerciale).
Sono rimasta molto amareggiata e insoddisfatta di questa lettura che per me aveva tutte le premesse per essere piacevole.
L'unica cosa bella che ha è la copertina e basta.
Indicazioni utili
- sì
- no