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Ghiaccio e squallore
Mi sono avvicinata a questo romanzo come faccio abitualmente per quelli del commissario Wallander (personaggio storico di Mankell) e invece mi sono trovata sprofondata e imprigionata nella banchisa polare!
In pratica la storia si svolge quasi completamente in un'isola piccola e sperduta del mare svedese, per la gran parte dell'anno coperta dal ghiaccio. E se uno non ha pensato a venirsene via prima dell'arrivo dei ghiacci rimane bloccato lì fino allo scioglimento dei ghiacci stessi.
Anche la trama è ben lontana dai racconti di Wallander. Praticamente è inesistente, proprio perchè sull'isoletta non succede niente. Lo stesso rapporto tra i due protagonisti è scarno ed essenziale. Più mirato alla sopravvivenza in un posto così ostile che non alla relazione a due. La relazione, in verità, è un po' animalesca, primitiva. Quasi un ritorno all'origine .... e questo dà da pensare su come il contesto sociale e la cultura ci abbia modificato!
Spicca su tutto Larss, il protagonista, uomo meschino e approfittatore, che suscita repulsione ma anche pietà.
E' in definitiva un libro agghiacciante, sia per la trama (angosciosa e piena di nefandezze) sia per l'ambientazione tra i ghiacci incombenti attraverso tutta la narrazione. Forse questo freddo è anche la metafora dei sentimenti di Larss. Io stessa ne sono stata contagiata e per tutta la lettura del libro non ho potuto far a meno di sentirmi costantemente a disagio, immersa in una atmosfera molto cupa, senza mai il sole.
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Io l'ho trovato un libro lontanissimo dalla nostra solarità italiana, nella forma e nei contenuti.
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