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Venivamo tutte per mare
 
Venivamo tutte per mare 2012-03-08 09:09:08 Pupottina
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Pupottina Opinione inserita da Pupottina    08 Marzo, 2012
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Storie di coraggio di tante donne

"nessuna parola di questo libro cade nel vuoto. Tutte colpiscono al cuore". Poco più di un centinaio di pagine hanno saputo descrivere e raccontare la situazione femminile di molte donne giapponesi negli anni Trenta e Quaranta del Novecento. A dar voce alle loro storie è la pluripremiata Julie Otsuka, californiana, ma di origini asiatiche, autrice di questo bestseller ormai considerato un classico contemporaneo.
Venivano tutte per mare è un romanzo intenso, corale, vibrante, profondamente drammatico, che narra la storia di donne, rimaste sconosciute e unite da un unico destino che le ha classificate nella categoria delle “Spose in fotografia”. Erano donne che abbandonavano il loro Paese e si imbarcavano cariche di speranze e di sogni alla volta delle coste americane, meta in cui avrebbero conosciuto di persona il loro futuro sposo e quella che sarebbe diventata la loro vita segnata da un destino sempre diverso da come se lo erano aspettato. Lasciavano famiglie umili convinte di sposare uomini che le avrebbero portate ad un’ascesa sociale che veniva disillusa dalla cruda realtà del lavoro dei campi e da altre mansioni umili e si ritrovavano a vivere una vita peggiore di quella da cui erano fuggite e dove i loro sogni venivano spazzati via, i loro cuori venivano infranti e la loro esistenza diventava un nulla che si susseguiva un giorno dopo l’altro, mentre tentavano di sopravvivere al loro triste destino.
VOTO 9
Un’altra scrittrice non avrebbe saputo raccontare in maniera così coinvolgente una storia tanto delicata, intima, che appartiene ad una moltitudine di donne, ad una generazione intera, quelle delle immigrate negli Stati Uniti nel periodo in cui gli stranieri ed, in particolare, i giapponesi non erano ben visti dagli americani. La discriminazione razziale era molto forte.
Per raccontare le loro misere esistenze, Julie Otsuka non sceglie una particolare figura femminile, ma le accomuna tutte in una narrazione corale, dove un “noi” sempre presente dipana in un filo unico le tante vite che formano la matassa accomunata dalla tristezza di un destino senza sogni e speranze. Ogni tanto esce fuori un nome da un groviglio di esistenze sofferenti, ma non per questo meno combattive nel loro tentativo quotidiano di combattere per sopravvivere ad una società che non le accetta, le considera diverse, umili e di una razza diversa, da escludere. Gli anni della Seconda Guerra Mondiale segneranno la fine delle anime deportate in luoghi non precisati. Ciò avviene a causa delle vicende storiche che vedono su due fronti nemici il Giappone e gli Stati Uniti. Quando inizia la deportazione del popolo giapponese che viveva e lavorava in America, la narrazione corale cambia. A narrare non è più il gruppo delle donne che “Venivano tutte per mare”, ma diventa quello, sempre corale, degli abitanti delle città da cui i giapponesi sparivano.
Soltanto otto capitoli (“Venite, giapponesi!”, “Prima notte”, “Bianchi”, “Bambini”, “I figli”, “Traditori”, “Ultimo giorno” e “La scomparsa”) per un totale di poco più di cento pagine per raccontare vite vissute che non vogliono essere annientate come, invece, è accaduto. Ogni capitolo raccoglie un argomento e lo approfondisce, sempre mediante il racconto corale e seguendo un arco temporale in evoluzione.
Il racconto serve a non dimenticare quella generazione che sembrava essere caduta nell’oblio della storia. La Otsuka, anziché scrivere un saggio che sarebbe potuto essere lunghissimo, quasi interminabile, tante erano le testimonianze e i reperti che aveva raccolto, ha pensato bene di riassumere tutto in una narrazione coinvolgente e intensa verso un destino segnato fin dall’inizio, di cui il lettore è già ben consapevole fin dalle prime pagine. Mano a mano le speranze di cancellano, le vite delle donne si trasformano grazie alla cruda realtà che devono affrontare e tutte, chi prima chi dopo, sono destinate a crollare.
La copertina sembra raccogliere quelle che erano le loro grandi speranze, prima che la realtà delle loro esistenze la cancellasse.
Mi è piaciuto molto questo libro che si legge scorrevolmente. La narrazione in prima persona plurale non stanca, ma rende il racconto più incisivo, commovente, accorato e disperato.

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Commenti

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04 Ottobre, 2012
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Un libro bellissimo. Una perla. Da non mancare. Si legge benissimo; è davvero ipnotico, coinvolgente.
E offre l'occasione per scoprire un pezzo di storia (la deportazione degli immigrati giapponesi negli USA dopo Pearl Harbour) che sicuramente molti altri insieme a me ignoravano.
Complimenti per la recensione, mi hai fatto venir voglia di leggerlo.
Grazie
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