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Leggero come una piuma (o un fiocco di neve)
Il primo romanzo del canadese Pierre Szalowskj, di professione giornalista e fotoreporter, ha un titolo un po’ lungo e, all’apparenza, enigmatico (“ Il freddo modifica la traiettoria dei pesci”), ma è in sostanza lieve come una piuma o, data l’ambientazione delle varie vicende, come un fiocco di neve (ghiacciata). La ragione del titolo è presto svelata : uno dei protagonisti è laureando e prepara alacremente una tesi sulla teoria matematica dei nodi (branca della topologia), che si occupa di curve e traiettorie chiuse : in pratica il giovane scienziato applica le formule e gli algoritmi della teoria alle traiettorie dei quattro pesci del suo acquario, studiandone ossessivamente gli spostamenti e la loro variabilità in ragione dei cambiamenti di temperatura. L’azione si svolge in un paese del Québec, travolto da un’ondata di gelo inattesa, che provoca, oltre ad alterazioni nella temperatura dell’acquario, una serie di accadimenti che interessano il microcosmo locale ed i suoi caratteristici personaggi. La voce narrante è quella innocente di un bambino che osserva tutto ed è convinto che siano il gelo ed il freddo la causa di tutto ciò che accade. Ed in effetti pare proprio così : per il gelo ed i conseguenti disastri una ballerina lascia il suo precario e squallido lavoro, lo scienziato va ad abitare da lei per salvare i suoi pesci dal black out, una coppia di anziani omosessuali ospita una famigliola e viene candidamente allo scoperto rivelando la vera natura del rapporto, i vecchietti di un ospizio vengono salvati e ritrovano serenità e allegria, una famiglia in attesa di divorzio ritrova l’intesa perduta, due amici si riappacificano, perfino un gatto nero ritrova un ambiente familiare accogliente e, dulcis in fundo, i pesci dell’acquario del nostro scienziato cambiano traiettorie, riavvicinandosi a due a due e menandosi piccoli e amichevoli colpi di coda. E’ il trionfo dell’amore, del “volemose bene”, del buonismo a tutti i costi che fa dire al giovane narrante , a chiusura del romanzo, “… e la vita è bella così”. Che dire ? Il significato potrebbe essere che non siamo padroni della nostra vita, e che ogni nostra azione dipende da avvenimenti esterni, che ci condizionano e ci inducono ad assumere determinate decisioni. I personaggi si comportano di conseguenza, pur ben delineati, ma il finale, nel suo rapido e prevedibile evolversi, ricalca le sdolcinature del romanzetto rosa e lascia perplessi. Si impara comunque sempre qualcosa (ed è anche questa l’utilità della lettura, di qualsiasi lettura) : ora so che esiste la teoria dei nodi, branca della topologia, a sua volta branca della matematica, e di questo arricchimento ringrazio l’Autore.