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Il treno di Georges Simenon
Georges Simenon scrive e pubblica questo romanzo solo nel 1961, quando la guerra e i ricordi di essa, sedimentati, bruciavano meno l’animo. Questa storia unica e preziosa ci restituisce un frammento folgorante, nella sua brevità, di vita umana, ma lancinante nella sua profondità.Siamo nel maggio del 1940, nelle Ardenne è stato dato l’ordine d’evacuazione generale, i profughi sono costretti a fuggire perché le truppe tedesche invadono il Belgio. Il protagonista Marcel Féron, come si presenta lui stesso in prima persona, vende apparecchi radio e rimette in sesto quelli vecchi, è molto miope ( è terrorizzato dall’idea di ritrovarsi senza occhiali) e molto cagionevole di salute; conduce una vita ordinaria, ” Non ero un uomo infelice né tanto meno triste”, scandita dalle abitudini quotidiane dove ogni oggetto sta al suo posto Ma gli avvenimenti bellici incalzano e non vive più secondo un ritmo interno, invece del suo battito, sente una sorta di battito collettivo. Quella guerra scoppiata all’improvviso, dopo un anno di calma apparente, la percepisce come una faccenda personale tra lui e il destino. Marcel non è più responsabile della sua vita, non è, più, Marcel Féron, commerciante di radio, ma un uomo fra milioni di altri uomini in balia di forze superiori. Egli con la moglie Jeanne, incinta e la figlia, Sophie di 4 anni, lascia la casa e tutto, ma nel trambusto generale si ritrova separato da loro e insieme con altri come lui nel carro bestiame di un convoglio. E’ su questo treno, su questo vagone tra i sussulti, gli scossoni delle fermate e i flashback della sua vita trascorsa che con una donna in nero, estranea, quasi, a tutto quanto la circondava, diventa naturale, senza essersi detti quasi nulla, stare sempre insieme, come per un comune accordo. La passione divampa in un fragile presente, senza futuro, come la precarietà della guerra. Una scrittura mirabile, poesia dell'anima le parole che fluiscono e scorrono come piccole gioie, schegge di luce che carpiscono il lettore.