Dettagli Recensione

 
Il bambino con il pigiama a righe
 
Il bambino con il pigiama a righe 2012-02-15 06:25:05 Marghe Cri
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Marghe Cri Opinione inserita da Marghe Cri    15 Febbraio, 2012
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Una bella favola triste

La retrocopertina di questo libro, diversamente dal solito, non riassume la trama e non dà che una vaghissima indicazione del contenuto. Mi attengo anche io a questa scelta. Mi limiterò a dire che il libro riguarda un periodo di circa un anno della vita di un bambino di nove anni, Bruno, la cui storia viene raccontata in terza persona, utilizzando il linguaggio e simulando la capacità di analisi di un bambino di quell’età.
Non è un libro per l’infanzia, però. È destinato agli adulti che vedranno il ristretto mondo di Bruno - siamo a metà del secolo scorso, in pieno olocausto - attraverso i suoi occhi e la sua sensibilità.
Bruno fa fatica a comprendere appieno quel che vede e quel che sente, ad una realtà incomprensibile sovrascrive i sentimenti e le sensazioni a lui noti: i bambini sono bambini e secondo lui vivono tutti una vita simile alla sua, circondati da affetti simili ai suoi.
L’amico che si sceglierà ha un vissuto molto diverso dal suo ma - reso più maturo dalla sofferenza - non sarà capace o non vorrà cancellare la visione serena della vita che Bruno gli presenta, accontentandosi di godere di un affetto e di un’amicizia che non può avere nel suo mondo.
Il finale è amaro e non potrebbe essere diversamente, visto il luogo e l’epoca di cui si narra.
La lettura è facile e scorrevole, sarebbe bello poter pensare che si tratti solo di una favola.

[…] “La Polonia”, disse Bruno pensieroso, soppesando la parola. “Non è bella come la Germania, vero?”
Shmuel si accigliò. “Perché no?” chiese.
“Beh, perché la Germania è la più grande di tutte le nazioni” disse Bruno ricordando una cosa che aveva sentito dire più volte al padre intento a parlare col nonno. “Noi siamo superiori.”
Shmuel rimase zitto a fissarlo, e Bruno desiderò cambiare in fretta argomento, perché anche se aveva detto quelle parole il loro suono non gli piaceva e l’ultima cosa che voleva è che Shmuel lo giudicasse cattivo. […]

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Commenti

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Brava, bella rece!
Interessante l'accento posto sull'importanza di questa storia di un bambino che difficilmente potrà essere raccontata a un bambino...mentre malinconicamente si riporta un dialogo che sottolinea la grande amicizia nata tra due bambini durante l'olocausto...nonostante l'olocausto.
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