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ecco che arriva la mia recensione che, però, vi avverto, non sarà molto positiva, forse soltanto perché ho scelto il periodo sbagliato per leggerlo. Secondo me, ogni libro cambia e piace o non piace in base al periodo o allo stato d'animo con cui lo si legge. Mankell è un grande scrittore di gialli e questo lo possiamo definire un giallo sentimentale ed esistenziale. Il meccanismo con cui si snoda la storia segue la stessa tecnica del giallo, sviluppando lentamente gli eventi e passando dalla descrizione di un'abitudine alla spiegazione del perché il protagonista, l'anziano chirurgo in pensione Fredrik Melin. Come nelle indagini dell'altro suo personaggio il commissario di polizia svedese Kurt Wallander, anche qui in questo giallo sentimentale la storia va svelata attraverso fasi progressive in cui viene svelata la vicenda che ha non poche sorprese, imprevisti o morti annunciate, vicende di contorno egualmente drammatiche e strazianti. E' comunque un libro che parla soprattutto d'amore e riflette e fa riflettere sui complicati meccanismi che l'amore scatena nelle persone e le porta a soffrire, a volte, per un'esistenza intera.
Non poteva mancare questo libro in un blog che studia l'amore e tutti i suoi effetti, le complicazioni, le sofferenze e il tormento, ma anche i momenti felici.
In questo drammatico memoriale sull'amore, Fredrik scoprirà molte cose che la vita aveva avuto in serbo per lui senza che lui ne sapesse niente e questo perché era fuggito da ciò che lo rendeva felice o da ciò che l'aveva turbato ed aveva scelto l'isolamento volontario per dodici anni.
L'amore, la malattia senza cura, la morte certa e il suicidio sono tutti elementi di questo libro, esattamente come l'amore, che attraversa la vita di ognuno dei personaggi alla ricerca di una felicità che non si ricostruisce mai definitivamente.
Preferisco i libri a lieto fine, ma non nego che anche questo mi sia piaciuto e mi abbia insegnato e trasmesso qualcosa di importante (più di altri che ho letto in passato): bisogna non fuggire e vivere la felicità, finché ci è concessa, anche se, credo, bisognerebbe riconoscerla nella miriade di eventi che ci coinvolge ogni giorno e di cui non sempre rintracciamo gli indizi.
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forse quando iniziamo un libro ci aspettiam qualcosa da lui? qualcosa di ben preciso?
ciao paola