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COME UNA LAMA
Henrik, generale anziano a riposo, assomiglia al suo castello isolato in mezzo alle foreste gelate dei Carpazi: anch’ègli è “un mausoleo di pietra in cui languono le ossa di diverse generazioni”. Non c’è più nessuno a tenergli compagnia, tranne la balia di 91anni e i ritratti delle persone care ormai defunte. In realtà il tempo per lui si è fermato esattamente quarantun anni fa, quando l’amico Konrad se n’è andato via per sempre. Ora per una svolta del destino, la vita può riprendere dal punto esatto in cui si era interrotta. Ma non è un inizio, quanto piuttosto un ritorno al passato, un ricucire gli strappi lasciati aperti, un rischiarare le zone in ombra. Per questo Konrad è tornato e per questo a lui è destinato il monologo di Henrik davanti al cammino in una notte buia. Il generale ripercorre la loro storia, in fondo non inconsueta: due amici, uno povero ed artista, l’altro ricco e militare in carriera “vanesio”, la moglie di quest’ultimo da lui incompresa, ormai morta…Cose c'è stato fra loro? I due amici si sono allontanati ma l’ossessione per la verità li lega e li ha spinti a ritrovarsi dopo decenni come se si fossero dati un appuntamento. E la verità non consiste nei fatti nudi e crudi: essa è qualcosa di impenetrabile, ha a che fare con la passione che il tempo attutisce”senza riuscire ad estinguerne le braci”, la medesima che in quel momento sta trascinando gli uomini in un conflitto mondiale. Lì in quel grumo di sentimenti in conflitto fra loro occorre fare luce e non è detto che sia possibile. La paralisi apparente del protagonista, attore monologante, è allora la più intensa e più intima delle esperienze, quella che si condensa nel ripiegamento su se stessi. Un’introspezione crudele, spietata, rievocata da Màrai con un stile tagliente come una lama capace di assottigliare emozioni e stati d’animo.
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