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John Steinbech e Cesare Pavese, due voci in coro
Mi piacerebbe spendere due parole su un collegamento piacevolissimo tra il nostro Cesare Pavese e il grande John Steinbech. Nel 1941, pochi anni dopo la pubblicazione di "Uomini e Topi", Pavese dà alla luce un'opera controversa che per molti aspetti richiama alcuni temi trattati negli scritti del collega americano. La natura, la brutalità dei sentimenti, l'ignoranza, il ritmo frenetico e impietoso del lavoro contadino e la speranza, che in entrambi gli autori si rivela un'illusione finale. Non c'è via di scampo per nessuno, nè per Berto e Talino che vivono il dramma della morte sotto l'urgenza del desiderio, dell'incesto e dell'inanità, nè per George e Lennie che si trovano costretti a rinunciare al grande sogno americano, la terra. Due mondi certamente diversi, due contesti distanti, eppure così vicini.
Ecco, mi piaceva dare un affresco limitato di un accostamento vivissimo tra due realtà così diverse, eppure vicine nella drammaticità di alcune tematiche, una per tutte la solitudine incolmabile dell'uomo.