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Never let me go.
Un collegio quasi celato nella campagna inglese:bambini che giocano,litigano,stringono amicizie, si interrogano,ridono,studiano,si arrabbiano.
Ma l’atmosfera è cupa,quasi immobile,una cappa ricolma di ansia. Soffocante.
Ti interroghi:”Cosa c’è che non va in questo luogo?”
Ma lo sai,lo sai da quando hai letto la quarta di copertina e hai scelto di prenderlo.
Lentamente,con estrema maestria ti viene concessa la risposta che tenti di negare:i bambini sono destinati a folli destini.
Resti immobile quando lo leggi,cosi,buttato li’,stampato nero su bianco.Ma non ti scandalizzi.
Ishiguro ti pone dinanzi a una realtà incontrovertibile,non ti è concesso nemmeno un moto di ribellione.
E’cosi che deve andare.Punto.
Il sistema che ti viene narrato è talmente rigido,prestabilito,assoluto,che non c’è spazio per il libero arbitrio,né il tuo né tantomeno quello dei protagonisti.
Al contempo però osservi questi giovani mentre si amano e si scontrano,mentre scoprono il sesso e una parvenza di libertà,mentre vagano tra gelosie e solidarietà,mentre si instilla in loro una scintilla di speranza.
Ti chiedi che senso ha darsi da fare per vivere se si ha la consapevolezza che la nostra vita non ci appartiene fino in fondo?
Ma è una stupida,stupida domanda.
Questo tentativo di vivere ha tutto il senso della vita stessa.
Si può essere vittime,condannati,ingranaggi di un sistema svuotato da ogni forma di moralità.
Si può esser privi di scegliere,schiavi di osceni padroni,si può venir privati della propria dignità di essere umano.
Ma non si può mai smettere di vivere. Mai.
Ecco,questa è la poesia di Ishiguro.
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Non sapevo che ci fosse anche il libro, grazie!