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Il dottor Divago
Mi è veramente impossibile dire qualcosa di sensato su questo libro.
Ho impressioni talmente confuse e contrastanti che non so proprio come esprimermi.
Inizio col dire che questo libro non è affatto semplice: il suo linguaggio articolato e filosofico certe volte mi è sembrato un po'difficile da comprendere fino in fondo.
Dopo un inizio molto lento e quasi soporifero, la trama a poco a poco sembra prendere avvio ma ci deve immediatamente ricredere, perchè questa si dissolve come fumo, perchè più del novanta per cento del romanzo è costituito da interminabilissimi (e lo ripeto: interminabilissimi) dialoghi pieni d'ogni genere di riflessioni sulla vita, l'esistenza, il caso, la morte, la clonazione,...
Oltretutto sono discorsi che raramente uscirebbero dalla bocca di un funzionario politico come protagonista (a meno che non abbia determinate conoscenze in ambito filosofico) e di una semplice donna (vabbè che in questo caso c'è il fattore del mistero, ma non basta granchè come scusante...).
Mi sono sembrati dialoghi inutili degni di uno con il blocco dello scrittore che, non sapendo che scrivere, butta sul foglio le prime cose, anche insensate, che gli passano per la testa, giusto per riempire il foglio e scrivere tante pagine (che poi tante non sono...).
Tutta la storia inoltre mi è sembrata abbastanza surreale e forzata (dopotutto, quando mai una donna accetta subito al primissimo incontro le proposte di uno sconosciuto mai visto prima e gli fornisce informazioni strettamente personali?) nonostante volesse dare l'impressione di sembrare sufficientemente reale ed eterea al tempo stesso. Un mix non riuscito? Chi lo sa!
Forse sono io che non l'ho capito, ma il Sandor Marai del bellissimo libro "L'eredità di Eszter" (anche questo ricco di infiniti dialoghi, ma almeno erano sensati, carichi di sentimento e soprattutto razionali) non sono riuscita a riconoscerlo.
Insomma, "Il gabbiano" è un libro in cui si divaga troppo, ci sono più parole che fatti e il finale, a mio parere un po'deludente, non fornisce le risposte che emergono durante il corso della lettura.
Confesso che più volte ho pensato di abbandonarlo e l'ho finito solo perchè non era molto lungo e anche perchè in alcuni punti (pochi) era davvero interessante e una specie di vocina nell'aria mi diceva di continuare (lo so che è assurdo, ma a me è successo così! Forse era lo spirito di Marai? In effetti nel suo stile c'è sempre qualcosa di accattivante ma indefinibile...).
Comunque sia, non consiglio questo libro a chi non ha mai letto nulla di questo scrittore.
Credo che bisogna leggere le sue opere migliori per capire il vero modo (o i tanti?) in cui scrive.
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cmq, rece utile e motivata!
Come sempre bella recensione però !
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io l'ho amato questo libro!!!