Dettagli Recensione
Un gran bel libro
“La morte è un processo rettilineo”. Sì, un processo rettilineo, preciso ed inesorabile come la traiettoria di un proiettile calibro 22 ad alta penetrazione. Ma Pennac, nella sua narrazione, è capace di curvarla questa retta, perché nel mondo reale qualsiasi retta finisce per nascondersi a se stessa dietro la linea dell’orizzonte, dietro le dune e gli avvallamenti, nell’affollarsi degli eventi, negli incroci, nelle intersezioni e nelle frammentazioni dello sguardo. Così si vela il reale e Pennac è un maestro del disvelamento. A poco a poco, pagina dopo pagina, le sinusoidi del vissuto, gli intrecci ed i nodi si distendono, i punti si allineano, la retta appare nella sua ineluttabilità, nella sua precisione. Non c’è del fatalismo, perché lo sguardo retto è uno sguardo che rivede, ripercorre, cammina all’indietro. Non la vita, “la morte è un processo rettilineo” . Ecco perché ne La Prosivendola l’inizio è già la fine e la fine ne è il principio. Il terzo capitolo della saga dei Malaussène comincia con il nostro Benjamin, professione capro espiatorio presso le Edizioni del Taglione, che presenta per l’ennesima volta le dimissioni all’editrice, la regina Zabo. Non ne può più di convogliare odio su di sé. Ma la regina, “la regina è capace di rimboccare le coperte a un assassino”, non lo molla, non l’ha mai mollato, rilancia: sia amore, allora, “Le propongo l’amore”. Dovrà vestire i panni di J.L.B., il misterioso scrittore di punta della casa editrice di cui solo la regina conosce l’identità, firmare dediche, prendersi gli applausi, gli sguardi ammirati destinati a qualcun’altro. Durante la farsa della presentazione, però, qualcosa va storto. È da lì che bisogna cominciare ad afferrare e srotolare la retta, tra sentimenti di vendetta, di rivalsa, truffe, tradimenti, scambi di persona e depistaggi. Intanto il sangue scorre, sempre più copioso. Sembra in atto una lenta strage, un regolamento di conti. Allora bisogna rimettere in ordine le carte, ogni tassello al suo posto, ogni punto della retta allineato con gli altri.
Il romanzo risulta fortemente avvincente ma non è questo il punto, almeno non solo. La rigogliosa fantasia di Pennac, la sua maestria di narratore, fanno tutt’uno con uno sguardo che non può che interrogarsi, con una voce che non può fare a meno di riflettere. I volti della numerosa e stramba tribù Malaussène, quelli dei colleghi e degli amici, e quelle di tutti i bizzarri personaggi che popolano e colorano queste pagine, sono altrettante esplorazioni, specchi e luci colorate ad illuminare a loro modo Belleville, Parigi, il mondo e tutto quello che ci succede dentro.
Lo consiglio di cuore, buona lettura.
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Commenti
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..ma poi Pennac lo rileggerei all'infinito ;)
Bella rece!
Da quale bisogna cominciare ?
Io non l'ho mai letto.
:)))
:))
Io in francese do il mio massimo con MERCì .
;-)
:-D
Mercì :-)
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HAHAHAHAHAH!!!
ottima questa!
:))