Dettagli Recensione
L'Ultimo Bukowski.
E’ l’ultimo libro del vecchio, e si vede. Tutta un’altra pasta. Scordatevi i vari “Storie di ordinaria follia”, “Donne”, “Panino al prosciutto”e tutti gli altri. Qui non ci sono donne, c’è poco alcool, sono rimasti solo i cavalli…e la morte. Proprio lei, la morte, quella che tutti temono e alla quale tutti cercano di sfuggire. Lui no. È impassibile, perché alla fine “la cosa terribile non è la morte, ma la vita che la gente vive e non vive”. E così questo piccolo libricino scorre via che è una meraviglia. La sua vita è piatta: mattina sveglia a mezzogiorno, poi via all’ippodromo a vedere le corse, e alla fine, la sera, si scrive. Ogni giorno così, aspettando la morte. E nel racconto dei vari giorni, scopri il Bukowski che non ti aspetti. Lo ritrovi più vecchio si, ma anche più saggio, lui stesso se ne accorge e lo dice (“le parole sono diventate più semplici ma allo stesso tempo più calde, più scure.”), e anche più riflessivo. Affronta tutti temi: dalla solita critica alla società, alla musica, alla guerra e all’economia. Cambia leggermente lo stile. Anche i racconti sono più brevi. Per il resto chi lo ha già letto ed apprezzato finirà qui per amarlo. Controverso come sempre (ama la solitudine ma non riesce a fare a meno delle corse, perché solo li riesce ad apprezzare le persone nella loro spontaneità), lunatico (anche a 65 anni rischia di fare a cazzotti per futili motivi…), ma, se possibile, ancora più profondo del solito. Con la morte, che sopraggiungerà un paio d’anni dopo, come protagonista principale di questo libro. In conclusione una vera e propria perla, che, chi ama il caro Buk,non può certo lasciarsi sfuggire.
“Nella vita ci sono migliaia di trappole e in molte ci cadono quasi tutti. L’idea, però, è di evitarne il più possibile. Serve a restare il più possibile vivi finchè non si muore…”
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Grazie della rece.
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Come si può non amarlo?