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Che potere enorme che ha la pubblicità!
Ho sempre amato le commedie nere, quelle con una sana dose di cinismo, che fanno riflettere e al tempo stesso divertono. Quando ho letto la trama delle avventure di Allan Karlsson, il vecchietto che il giorno del suo centesimo compleanno decide che è arrivato il momento di scappare dalla casa di riposo perchè, come dice lui stesso, "ha deciso che morirà da qualche altra parte", mi sono lasciata subito ammaliare dalla storia che prometteva bene; l'inizio infatti non è male, ti incuriosisce e ti spinge ad andare avanti, ma, ahimè, ben presto ti rendi conto che quella che hai davanti è l'ennesima storia inconcludente e strampalata che ha avuto un enorme successo probabilmente solo grazie al passaparola e a qualche abile operazione di marketing.
L'autore cerca evidentemente, e in ogni modo possibile, di rendere simpatico il protagonista, ma, almeno con me, non ci riesce affatto; Allan non è per nulla simpatico, è un cinico ubriacone voltagabbana appassionato di esplosivi, anzi probabilmente il migliore esperto di esplosivi che la Svezia e il mondo intero abbiano mai avuto; è un tipo che riesce a progettare un'arma micidiale come la bomba atomica con la stessa naturalezza con cui si cambia i calzini, basta che gli venga offerta dell'acquavite ed è pronto a fare qualsiasi cosa.
Durante la sua lunga vita conosce e collabora con alcuni fra i dittatori più famosi, uccide più o meno consapevolmente molte persone ( molti di questi dei criminali, è vero, ma non per questo il senso di irritazione verso questo personaggio diminuisce durante la lettura ), viene perfino internato in manicomio per avere ucciso accidentalmente il vicino mentre giocava con i suoi esplosivi nel retro della sua casa; ma nonostante ciò rimane serafico e imperturbabile tanto da indurre a chiedersi se non sia veramente pazzo. Ho letto che molti lo hanno paragonato a Forrest Gump ma io non sono del tutto d'accordo, Forrest era profondamente ingenuo e tenero, due aggettivi che non associeresti mai ad Allan Karlsson.
Il libro è troppo lungo, le avventure di Allan spesso ripetute ( cambiano i dittatori che lo ingaggiano e i paesaggi, ma l’intreccio resta uguale ), e sinceramente non mi ha fatto ridere a crepapelle come ho letto da più parti, mi ha solo strappato qualche sorriso. Lo consiglio solo a chi cerca una storia leggera leggera senza alcuna pretesa.
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