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MITICOOO!!!!
Che genio!!!
Dio buonino se lo è! Esercizi di stile non è un romanzo. E' forse un “libro di lettura “ nel senso più classico del termine. A questo sembra atto.
E’ una figata tremenda: perché Queneau ,essenzialmente un matematico, trascrive per 99 volte lo stesso episodio facendo uso di tutte le figure retoriche, … E’ veramente una idea pazzesca!!!
Il tutto dentro ad una logica di variabili algebriche di cui, a dire il vero non so dire per mia ignoranza in materia.
Una chicca: scritto in francese, questo testo, risultava intraducibile, anche per il grande Eco, cha ha dovuto riadattare tutto il testo alle sue regole. Dunque doppia figata!!!
Per raccontare che cosa?
In buona sostanza di come a Parigi un uomo che sale su un tram, si scontri verbalmente con un passeggero, il quale sembra infastidirlo ad ogni sobbalzo del tram e di come - appena dopo - la voce narrante lo incontri nuovamente, in una piazza, tutto preso da una efficacissima conversazione con un tizio relativamente ad un dettaglio del suo abbigliamento.
Belli miei, largo ai pregiudizi, ai luoghi comuni, alle isterie e agli eccessi caricaturali dell’uomo nel suo essere “personaggio”!!!
E poi, - devo per forza dirlo - non è la trama che mi ha convinto: non c’è storia, non c’è perché; è il modo, il MODO di rendere lo stesso episodio completamente diverso, ogni volta.
E’ la celebrazione del linguaggio, della capacità di scrivere ed interpretare e non è un caso che sia stato portato in vari teatri proprio questo testo che nulla ha di teatrale se non l’ordinarietà di un banale episodio quotidiano, reso straordinario dalla penna e dai 99 punti di vista dell’autore.
Adoro Queneau, per come è: la sua storia è il suo ritratto.
E questo libro, il suo scioglilingua.
Ipse dixit:
“Non s’era in pochi a spostarci. Un tale, al di qua della maturità, e che non sembrava un mostro d’intelligenza, borbottò per un poco con un signore che a lato si sarebbe comportato in modo improprio. Poi si astenne e rinunciò a restar in piedi. Non fu certo il giorno dopo che mi avvenne di rivederlo: non era solo e si occupava di moda.” Com’eravamo schiacciati su quella piattaforma! E come non era ridicolo e vanesio quel ragazzo! E che ti fa? Non si mette a discutere con un poveretto che sai la pretesa, il giovinastro! lo avrebbe spinto? E non ti escogita niente po’ po’ di meno che andar svelto a occupare un posto libero? Invece di lasciarlo a una signora!
Due ore dopo, indovinate chi ti incontro davanti alla Gare Saint-Lazare? Ve la do a mille da indovinare! Ma proprio lui, il bellimbusto! Che si faceva dar consigli di moda! Da un amico!
Stento ancora a crederci!”
“Mi trovavo sulla piattaforma di un autobus violetto. V’era un giovane ridicolo, collo indaco, che protestava contro un tizio blu. Gli rimproverava con voce verde di spingerlo, poi si lanciava su di un posto giallo.
Due ore dopo, davanti a una stazione arancio. Un amico gli dice di fare aggiungere un bottone al suo soprabito rosso…”
“Io proprio non so cosa vogliono da me. Va bene, ho preso la S verso mezzogiorno. Se c’era gente? Certo, a quell’ora. Un giovanotto dal cappello floscio? Perché no? lo vado mica a guardare la gente nelle palle degli occhi. Io me ne sbatto. Dice, una specie di cordoncino intrecciato? Intorno al cappello? Capisco, una curiosità come un’altra, ma io queste cose non le noto. Un cordoncino... Boh. E avrebbe litigato con un altro signore? Cose che capitano.
E dovrei averlo rivisto dopo, un’ora o due piú tardi? Non posso negarlo. Capita ben altro nella vita. Guardi, mi ricordo che mio padre mi raccontava sempre che...”
Trooooppo bello, vero?