Dettagli Recensione
Ricorda.Non dimenticare mai.
A breve distanza dalla lettura di “Avevano spento anche la luna”ho scelto nuovamente un libro su deportazioni,Olocausto e male.
Non è stato casuale ma assolutamente voluto.
Come tutti ho studiato quel periodo storico,letto classici del genere “Se questo è un uomo”,mi sono commossa dinanzi a “La vita è bella”o “Schindler’s list”.
Ma dopo il testo della Sepetys qualcosa in me è scattato e mi trovo presa da un desiderio di approfondimento.
Non me ne domando il perché,voglio semplicemente farlo.
La chiave di Sarah è un romanzo che prende spunto dai fatti di Vel' d'Hiv.
“Il 16 e 17 luglio 1942,13.152 ebrei furono arrestati a Parigi e nei dintorni,deportati ad Auschwitz e assassinati.Nel Vélodrome d'Hiver,che un tempo sorgeva in questo luogo,1129 uomini,2916 donne e 4115 bambini furono stipati in condizioni disumane dalla polizia di Vichy, per ordine degli invasori nazisti.Siano ringraziati coloro che tentarono di salvarli.
Passante, non dimenticare mai.”
Il libro limitandosi a prendere ispirazione non da un impatto emotivo particolarmente violento.
(Mi ricorda “Il profumo delle foglie di limone”.Le due storie non si somigliano ma in entrambe c’è l’ombra nera del nazismo che però segna solo fino a un certo punto chi legge.)
Qui si narra di Sarah,una piccola bambina di dieci anni,che viene prelevata dalla sua casa parigina con i genitori.Per salvare il fratellino dalla deportazione lo chiude nel loro nascondiglio segreto.Un armadio dove ci sono libri,una torcia e dell’acqua.Pensa cosi di dargli una possibilità.
In realtà lo condanna ad atroce fine.
“Per quanto sarebbe riuscito a sopravvivere suo fratello?
Forse la stava ancora aspettando.Aveva totale fiducia in lei.
Intollerabile il pensiero di lui che la stava aspettando,al buio.
Doveva aver fame,sete. L'acqua era probabilmente finita e anche la batteria della pila.Ma si disse che tutto sommato qualsiasi cosa era meglio del posto in cui si trovava lei. Meglio di quell'inferno, del tanfo, del caldo, della polvere, delle urla,
della gente che moriva.”
Grazie all’aiuto di due contadini francesi e di un poliziotto benevolo la piccola riesce a salvarsi e torna nella casa di famiglia dove ritrova il cadavere del bambino.
Nel 2002,in quello stesso appartamento si troverà a doversi trasferire Julia,giornalista americana trapiantata a Parigi per amore.A lei il merito di far riemergere questa vicenda e di lanciarsi sulle tracce del destino di Sarah.
Le storie delle due donne, cosi distanti nel tempo, si alternano di capitolo in capitolo.
E’ un romanzo scritto in modo lineare e semplice.
Non è indimenticabile,ma ha un merito:mi ha fatto conoscere un ulteriore parte dell’orrore che ignoravo.Noi non possiamo intervenire su ciò che accaduto e tutto sommato non ci spetta nemmeno.
Possiamo però fare una cosa:
Zakhor.Al Tichkah.Ricorda.Non dimenticare mai.
E allora ricordiamo.
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Commenti
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Sasenka non l'ho letto...me lo consigli?
Ho preso però il violino di Auschwitz che ancora non ho iniziato:O
Bacio e buona giornata!
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