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Il piccolo Buk.
Eccolo qua. Tutte le risposte che cercavo. Il tassello mancante. Ormai di libri del vecchio ne ho letti ben nove. Mi ha subito affascinato, da “Taccuino di un vecchio sporcaccione” a “A sud di nessun nord”, letti tutti in ordine cronologico. L’ho subito amato, e sebbene all’inizio mi sembrasse un po’ troppo diretto e un po’ troppo crudo con il passare del tempo sono riuscito a comprenderlo in tutta la sua durezza in tutta la sua spontaneità. Ho cominciato a capire il suo rapporto con l’alcool, con le donne, con i cavalli e con la gente che lo circondava. Ho cominciato a capire il suo modo di pensare, mi sono immedesimato in lui, nelle sue giornate vuote, nella sua nullafacenza, e nel suo stare ai margini della società. L’avevo capito e spesso apprezzato. Ma la domanda è: perché? Perché questo suo comportamento con le donne, perché questo suo rapporto con la bottiglia, perché questo grande odio verso la società. Finalmente ora ho le risposte che cercavo. In questo libro Bukowski, o meglio Chinaski, ci racconta tutta la sua vita, dalla prima infanzia all’università. Non ci sono donne, nessun rapporto sessuale, nessuna descrizione di corpi nudi o altro come invece succede in tutti gli altri libri, ma d’altra parte il primo rapporto con una donna il vecchio Charles lo ha avuto a 25 anni. Diverse volte però nel corso del libro ci pensa alle donne, ma poi nemmeno ci prova, come se non ci fossero donne adatte a lui, al suo ceto sociale, al suo personaggio. Poi c’è il rapporto con la bottiglia. Parte da giovane Buk. E non la lascia più, la bottiglia. Lo dice diverse volte, è una fuga dalla realtà, qualcosa che lo rende felice nella sua infelicità, qualcosa che non lo fa pensare. Se ne innamora subito, parte dal vino, fino a bere tutto…anche rum bollito con il burro….E poi c’è l’odio e il disprezzo per la società. Intenso. Forte. Pressante. Ho pensato mille volte al perché odiasse così la società, da dove veniva tutto quell’odio. Ora lo so. In questo libro c’è lui contro i ricchi, lui contro i poveri, lui contro i professori, lui contro gli amici, lui contro il padre…lui contro se stesso. Una vita passata a sopravvivere, a combattere. Cresciuto in uno dei quartieri più poveri di Los Angeles, educato in una delle scuole più povere di Los Angeles, un padre che si vergogna delle sue condizioni umili e fa di tutto per nasconderlo al vicinato, addirittura facendo si che il piccolo Buk non giochi con i suoi vicini di casa, poveri anch’ essi. E poi le ripetute percosse del padre quando non tagliava bene l’erba del giardino, il fatto di essere sempre emarginato perché, prima solitario e taciturno, poi perché afflitto da una grave forma di acne vulgaris che non gli permette di stare bene con se stesso e con gli altri ( evita anche di andare al ballo di fine anno…). Ecco da dove arriva tutto quell’odio…Perc hè alla fine, come dicono in America:”Puoi levare una persona dal ghetto, ma non leverai mai il ghetto da una persona”. Nudo e crudo, a volte eccessivo, a volte più tenero, ma sempre e comunque Bukowski.Un libro imperdibile se amate il vecchio Buk.
“Ricchezza significava vittoria, e la vittoria era l’unica realtà”
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Commenti
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ottima rece!!!
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Anche io avevo comprato questo romanzo per vedere cosa c'era agli albori.
Poi una cosa tira l'altra non l'ho piu' letto.
Ma l'ho sempre ben presente, mi hai fatto venir voglia di prenderlo in mano .
Grazie