Dettagli Recensione
Vincere l'handicap non è una favola rosa...
Kim Edwards, insegnante di Letteratura Inglese all’Università del Kentucky, autrice di una raccolta di racconti che ha vinto numerosi ed importanti premi, ha esordito nel 2006 con questo romanzo che ha inaspettatamente risalito le classifiche fino a superare i tre milioni di copie vendute negli Stati Uniti. Pubblicato in tutto il mondo è uscito in Italia nel 2007, dove ha riscosso un grande favore di pubblico.La storia copre un arco temporale di circa un quarto di secolo dal 1964 al 1989.E’ la storia di una famiglia americana travolta da un segreto non rivelato che porterà i suoi vari componenti a vivere in un piano di solitudine, di incomunicabilità e di sofferenza personale non condivisibile.In una notte funestata da una tempesta di neve, Noha, moglie dell’ortopedico David, è costretta a partorire in uno studio medico, assistita solo dal marito e dall’infermiera Caroline, segretamente innamorata di lui. Nasceranno due gemelli: il primo, Paul, un maschietto perfettamente sano e la seconda, Phoebe, una bimba chiaramente affetta da Sindrome di Down. David, la cui vita era stata dolorosamente segnata dalla perdita di una sorellina cardiopatica, per evitare afflizioni familiari future e seguendo i dettami dell’epoca in cui la storia si svolge, quando questi bambini venivano fatti vivere avulsi dalla società ed in uno stato di totale emarginazione, decide di metterla segretamente in un apposito Istituto, comunicando alla moglie che la bimba è morta durante il parto. Consegna la bimba a Caroline perchè la porti nel luogo prescelto per l’abbandono. Ma Caroline non ha il coraggio di lasciare quel piccolo fagotto in un luogo così squallido e privo d’amore e con un atto di coraggio decide di tenere con sé la bimba e di farle da madre. La decisione segreta e affrettata di David porta ad un drastico sconvolgimento delle dinamiche familiari che si trascineranno dietro conseguenze permanenti capaci di tormentare, con il loro peso, le vite delle persone coinvolte finchè il destino riuscirà a stracciare la risolutezza del silenzio per illuminare una verità taciuta per troppo tempo.I temi affrontati nel libro sono certamente temi importanti: un trauma provocato dalla nascita di un figlio disabile, la scelta dell’abbandono, il peso della colpa e del segreto nascosto nelle pieghe dell’anima, il dolore perennemente presente, il riaffiorare di antichi tormenti, mentre si assiste alla disgregazione della propria famiglia i cui componenti non riescono a relazionarsi né a manifestare i propri sentimenti e le proprie angosce che sfogano mettendo in atto atteggiamenti inadeguati ed apparentemente incomprensibili. Il grande coraggio della scelta di essere una madre speciale; scelta che presuppone una enorme forza interiore nello sfidare le smisurate barriere di una società che a priori esclude il diverso per salvaguardare le proprie paure intrise di ignoranza e il difficile percorso di chi , pur avendo il diritto di vivere una vita piena e felice, ogni giorno trova la strada sbarrata da incivili incompetenze e da sproporzionate presunzioni. Ma tutto questo, nel libro, è solo deducibile. E’ certo che l’autrice non ha mai avuto a che fare con il grande problema di cui scrive. Ed è per questo motivo che non riesce a toccare il cuore, perché riduce la vita di Pohebe e della madre adottiva ad una bella e fantasiosa favola dal finale speranzoso che dipinge di tinte rosate il culmine di un cammino che sembra facilitato dalla limitatezza di impedimenti che appaiono agevolmente superabili. Gli anni dell’emarginazione totale sono per fortuna lontani e questo grazie all’impegno costante, alla determinatezza e alla non arrendevolezza di tanti genitori, di tante famiglie, che hanno lottato per far crescere, passo dopo passo, insieme ai loro figli diversi, una società intera, permettendole di maturare, di aprirsi, di comprendere e di apprendere. Serva per riflettere, dunque, questo libro! Riflettere con la propria intelligenza e con cuore istintivo e libero per tenersi a galla in questo mare di incongruenze, in questo mare di parole fredde e di aspettative disattese, di fatti impersonali o solamente sfiorati, di una scrittura che con superficiale naturalezza ci allontana sempre più dalla vita reale. Perché, la vita di un diverso è ancor oggi faticosa e problematica e la società in cui viviamo ha sempre bisogno di un aiuto cospicuo per poter progredire accumulando con pienezza un più alto grado di consapevolezza e di umana civiltà.