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"Tutti matti in provincia" di Vicki Baum - comment
Vicki Baum, autrice di “Grand Hotel”, “Hotel Berlino”, “Hotel Shangai” e “Amore e morte a Bali” è considerata – lo dice la fascetta apposta sul libro che qui commento – “la prima vera autrice di bestseller del 900”.
In “Tutti matti in provincia”, la scrittrice, morta a Hollywood nel 1960, dimostra di avere il gusto per il contrasto tra la vita noiosa e anonima della provincia e il mondo patinato delle celebrità.
La vita della provincia è popolata da personaggi comuni: il medico e sua moglie, che si arrabattano tra una vita consumata nell’impegno e i disastri finanziari, il proprietario terriero minacciato dall’industriale che rappresenta il potere economico, il droghiere con qualche velleità culturale, la folla degli operai che stentano a sbarcare il lunario tra mille problemi e difficoltà.
In tale contesto, è naturale che un incidente d’auto – che coinvolge una stella del cinema, Leore Lania, il dongiovanni Peter Karbon che l’accompagna e il pugile campione Franz Albert – sia destinato a scompigliare la routine monotona dei protagonisti senza storia della vita periferica della provincia tedesca.
Così Elisabeth, la moglie del medico Persentheim, insidiata dal dongiovanni in cura dal marito per i postumi dell’incidente, si getta disperatamente nel primo “bacio come dall’alto di un ponte in un fiume profondo”, e di quel bacio porta con sé “una dolcezza inaudita, unica e profondamente velenosa”, precipitando nella “felicità ondeggiante e dolorosa, quella felicità trasparente e luminosa che vaga al di sopra di un abisso d’angoscia e di presentimento della partenza”.
Il contrasto tra desiderio e senso della realtà rivive nel gioco dei “tre desideri”, che i nuovi amanti conducono: lui con il senso della conquista, lei con quello dell’illiceità (“quanto a lei, le sembrava che durante tutta la vita non avesse atteso che quell’impressione di naufragare ...”)
Quanto a me, ho trovato nelle pagine del libro tutta la noia (voluta?) della provincia. Mentre riconosco che Vicki Baum é davvero l’antesignana di un filone culturale, non soltanto letterario, che si lascia affascinare dai lustrini di una vita fatta di esteriorità e illusioni. Salvo poi concludere che gli affetti del matrimonio costituiscono, in ultima analisi, un porto sicuro nel quale ‘borghesemente’ rifugiarsi.
Bruno Elpis