Dettagli Recensione
protagonista è il silenzio
A volte ci troviamo davanti a bivi che cambieranno il corso della nostra vita. Dalla nostra scelta potrebbe dipendere non solo il nostro futuro, ma anche quello delle persone che amiamo. E' quello che accade a David, dottore e neopadre, che in una notte durante una bufera di neve assiste al parto della moglie. In clinica ci sono solo lui e l'infermiera, nessun altro. E quando scopre che i bambini sono due, un maschio e una femmina, e che la femmina ha la sindrome di down, si trova da solo ad affrontare tutte le sue paure. Sono gli anni '60 e la sindrome di down è ancora poco accettata dalla società. David, nei minuti che seguono il parto, decide di proteggere sua moglie, di non darle dispiaceri e si prende la responsabilità di fare una scelta senza neanche interpellarla credendo che sia la soluzione migliore per tutti. Affida la bambina all'infermiera, le ordina di portarla via, lontana, in qualche istituto apposito, che sua moglie non lo deve sapere mai. Ecco la scelta che gli cambierà per sempre la vita. Una scelta che innescherà una serie incessante di bugie, una più grande dell'altra per nascondere quel terribile segreto per il quale ormai non si può più tornare indietro. David agisce d'impulso, non pensa "all'effetto onda", alle ripercussioni sulla sua vita futura. Ripercussioni che lo porteranno a chiudersi sempre di più in sé stesso, innalzando una barriera tra lui e la sua famiglia. La moglie che sembra ossessionata da questa figlia "nata morta" (o così crede); il figlio che privato dalla sua gemella cresce con troppa pressione addosso, come se dovesse dimostrare di valere per due. Tutti i buoni propositi famigliari di David sembrano essere destinati a fallire, la scelta presa lo tormenterà per sempre. E intanto Phoebe, la bambina down, crescerà ignara di tutto in un "universo parallelo".
Prima di affrontare questo libro mi ero immaginata, come penso anche molti altri lettori, che l'argomento principale fosse la vita di questa bambina affetta da sindrome di down. Invece, andando avanti con la lettura, si capisce che questo argomento viene raccontato un po' di striscio e che le intenzioni dell'autrice sono invece quelle di focalizzare l'attenzione sulla vita di David e sulla sua famiglia apparentemente perfetta. Risulta quindi un romanzo piuttosto introspettivo, il cui fine è quello di analizzare le conseguenze delle decisioni, il senso di colpa protratto nel tempo, il raffreddarsi dei rapporti famigliari dinnanzi al pesante silenzio che li cincorda fino a quasi inghiottirli. E' il silenzio infatti il vero protagonista di questo libro. Un silenzio che da entità astratta e impalpabile si trasforma in qualcosa di tangibile, ingombrante, denso come gelatina e fosco come la nebbia. Il ritmo narrativo, nonostante la scrittura scorrevole, appare un po' lento, intervallato da qualche parentesi di ossigeno puro in cui il punto di vista cambia da David alla più allegra e spensierata vita di Phoebe. Nelle ultime cento pagine si assiste poi ad alcuni momenti drammatici che sono capaci di commuovere lievemente, senza esagerare. Malgrado mi fossi avvicinata a questo libro con un'idea completamente diversa, devo ammettere che il mio giudizio a riguardo è parecchio positivo. Per tutta la durata della lettura pensavo di dargli come voto quattro stelline (mi sembrava un buon romanzo, ma non del tutto soddisfacente), ma ora che l'ho ultimata e che ci ho riflettuto sopra mi sono accorta che a freddo il mio giudizio è addirittura migliorato, perché sono riuscita a cogliere delle sfumature e dei significati nascosti che subito, presa dalla mia brama di sapere come sarebbe finita, mi erano sfuggiti. Sicuramente non è un libro per tutti, nel senso che chi cerca una trama avvincente, e per giudicarla si basa solo sullo scheletro della storia, ne rimarrà deluso. Questo è invece un tipo di romanzo molto riflessivo, da gustare nei particolari e da metabolizzare a lungo una volta terminato.
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