Dettagli Recensione
Una lunga storia della buonanotte
E' il libro più intimo che finora ho letto della Allende e, in assoluto, per me, il più bello. In queste pagine la scrittrice, che qui vediamo soprattutto (solo, direi...) come una mamma normale, non come una scrittrice famosa, racconta gli ultimi mesi di vita della figlia Paula. Nelle pagine sono intervallati capitoli in cui è descritto il decorso della malattia, nei suoi progressivi peggioramenti, fatti di pagine piene di emozioni, di speranze, di vita, e anche di disperazione e capitoli in cui la mamma racconta alla propria figlia gli episodi della propria vita, sottoforma di biografia, come se fosse un lungo dialogo che lei fa con la figlia, a senso unico, sapendo che comunque la figlia la sente e la ascolta. Ci sono capitoli in cui il passato e il presente sono mescolati, ma tu, lettore, ti orienti sempre, perchè quando stai leggendo, stai ascoltando, senza parole, questo flusso di ricordi e di emozioni che ti sta regalando la Allende. E' una biografia alternata, in cui la scrittrice racconta a tutti noi cose talmente intime e private che, normalmente, una persona fa fatica anche a raccontare a se stessa e questo mi ha sorpreso moltissimo. Questi mesi di malattia della figlia sono mesi di paure e comunque di speranze e lotte, fino all'ultimo; è un cammino che la scrittrice fa "sanguinando", come dice lei stessa, è un cammino di dolore ed ogni cammino di dolore è un cammino solitario. E' vero che lei è parte di una tribù, è vero che non è mai stata da sola ad affrontare la malattia della figlia, ma quanto è vero ancora di più che solo lei sa cosa ha provato e quanto si è sentita sola. Un libro di un'umanità straordinaria, che lascia segni davvero profondi.
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Ciao,
Amalia