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L'allegra apocalisse
 
L'allegra apocalisse 2011-10-17 18:34:45 Nothingman
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Nothingman Opinione inserita da Nothingman    17 Ottobre, 2011
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L’allegra apocalisse

Agli inizi dell’ultimo decennio del Novecento, Asser Toropainen ‘vecchio comunista e grande bruciachiese’ lascia in eredità al nipote, Emeli Toropainen, la volontà di costituire un’associazione funeraria con l’intento di dar vita ad un nuovo tempio. A partire da questa grande contraddizione si svilupperà l’intera narrazione, nella quale assisteremo alla nascita e allo sviluppo nei decenni di una comunità silvestre totalmente fuori dal mondo, estranea alla tecnologia e allo sviluppo industriale, lontana dalla sua corruzione. Nei boschi della Finlandia crescerà l’ameno paesino che non sentirà gli effetti della crisi economica, delle politiche internazionali e sarà appena sfiorata dagli effetti della nucleare terza guerra mondiale.

Con grande ironia e spiccato senso dell’umorismo, Arto Paasilinna ci propone una possibile e prossima apocalisse; per quanto la sua narrazione possa suscitare ilarità, nei vari episodi simpatici che caratterizzano la vita ad Ukonjarvi, questa ci spinge inevitabilmente alla riflessione. I motivi, che nella storia scandinava fan scatenare l’ira di Dio, son tragicamente attuali e a noi ben noti: dalle guerre ai disastri nucleari, dalla crisi economica alla crisi della ‘monnezza’. Già nel ’92 l’ex poeta e guardaboschi scandinavo prevedeva il collasso del mondo finanziario e ci porta a pensare, a quasi 20 anni dalla pubblicazione dell’opera, se davvero non sia il caso di rivoluzionare il nostro stile di vita, “tornare alla natura”, fare a meno delle macchine, saper vivere senza la necessità del petrolio, un passo indietro che ci possa permettere di compiere un grande salto in avanti.

Con la sua prosa Paasilinna è un vero e proprio fiume in piena, poche pagine per adattarsi alla sua scrittura (ripete sempre e costantemente nome-cognome-titolo dei suoi personaggi, è inevitabile che alla fine restino ben stampati nella mente) e poi, si è travolti dalla sua storia. Chissà che non abbia voluto veramente lanciare un monito alle nostre generazioni nel tentare di dimostrare che la nostra vita è indissolubilmente legata alla terra che calpestiamo, e solo col rispetto nei suoi confronti, e verso il prossimo, possiamo assicurarci un futuro.

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