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La casa degli spiriti
 
La casa degli spiriti 2011-10-16 07:14:26 manu chan
Voto medio 
 
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Stile 
 
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manu chan Opinione inserita da manu chan    16 Ottobre, 2011
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Una casa, una famiglia, quattro generazioni. “La casa degli spiriti”, scritto nel 1982 da Isabelle Allende è subito diventato dalla sua uscita un best-sellers. Nell’America Latina dell’inizio del XX secolo è ambientata la vicenda della famiglia Trueba – Del Valle.
L’opera della scrittrice peruviana rappresenta scrupolosamente tutte le caratteristiche di una società nascente, con le sue paure, le sue innovazioni, le sue speranze e i suoi cittadini, persone che hanno sacrificato parte della propria esistenza per contribuire al miglioramento della vita propria e di quella dei concittadini. Gli esempi in questo ambito sono costituiti da Nivea, donna intraprendente che insieme alle sue amiche lotta per il diritto di voto alle donne nel suo paese, ed Esteban, uomo innamorato pazzamente di Rosa, la sorella maggiore in casa Del Valle, per cui lavora in miniera, si allontana dalla sua casa per potersi permettere quattro soldi per poterla portare all’altare. Questo grande obbiettivo da raggiungere è abbattuto da una lettera, non una qualsiasi, ma quella che annuncia la morte di Rosa. Così dopo aver deciso di tornare alle Tre Marie, suo luogo d’infanzia, Esteban sistema il villaggio, dando lavoro ai disoccupati, aumentando i capi di bestiame e il guadagno dei suoi abitanti che da questo momento danno piena fiducia al loro nuovo padrone. La sua età avanza, come la malattia della madre, e Ferula, la sorella, spinge il fratello a sistemarsi, così che Esteban si dirigerà di nuovo a casa Trueba – Del Valle, per chiedere la mano di Clara. Da sempre rinomata in famiglia per i suoi “poteri” soprannaturali, Clara vive nel suo mondo che tramuta spesso in mutismo, malattia che solo la Nana riesce a guarire con i suoi buffi travestimenti. Lo zio Marcos, le cui imprese eroiche sono state narrate alle prime pagine, è un personaggio fondamentale perché in lui si vede sia la voglia di conoscenza e di cambiamento per un nuovo millennio, sia il simbolo di un uomo che con i viaggi attira a sé l’attenzione e la gloria da parte dei compaesani, che appunto lo ritengono un eroe. Per non parlare poi della rivoluzione che coinvolse tutta la popolazione, attirando in un vortice morti e giovani che speravano in un futuro migliore per se stessi e per il loro paese.
Molti sono i lunghi periodi costituiti interamente dalle descrizioni di quelle campagne sconfinate, quelle case sgualcite dall’umidità e dall’odore impregnante di povertà di dolore, di fame. Sono dettagliate invece, le sequenze narrative, che la penna dell’Allende ha tracciato nel cuore dei lettori.
La scrittrice non ha per niente sollevato la mia simpatia nelle prime pagine, che tutt’ora ritengo abbiano ostacolato la mia continua lettura, tuttavia, il romanzo si fa intrigante man mano che prosegue. Storie di evoluzioni, dal cavallo alla macchina, dalle lettere al telefono, dalla povertà ad una situazione di borghesia, costituiscono la parte più interessante di tutto il libro, che si basa su questo.
E’ una storia molto vicina a quella che noi stiamo vivendo, non lontana secoli o millennio. La Allende, con uno stile non semplice, ha sprofondato la sua penna nelle radici della sua terra, ha fatto un viaggio non troppo lontano nel suo passato, è entrata nel cuore di quelli che questi anni li hanno vissuti, li hanno temuti e combattuti, per assicurare ai posteri sicurezza economica e sociale.

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