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Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
 
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino 2011-10-05 16:48:08 valina91
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4.8
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valina91 Opinione inserita da valina91    05 Ottobre, 2011
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Stravolgente

Il dolore provato leggendo questo libro non è descrivibile a parole, può essere solo capito leggendo la triste storia di Christiane.
Dalle pagine trasuda la sofferenza di questa ragazza entrata nel vortice della droga e riuscita quasi per miracolo a scampare a una terribile morte.
Il racconto ha inizio fin dall'infanzia di Christiane e la sorella e fin da allora i suoi sogni cominciano ad essere infranti: la famiglia si era trasferita da un paesino di campagna alla grande città quale Berlino per realizzare il sogno del padre di aprire con la moglie un'agenzia matrimoniale. Ma non tutto procede come previsto e quindi sono costretti a trasferirsi da un'ampia e ariosa casa, in un appartamento striminzito. Da questo momento cominciano i guai per Christiane: il padre inizia a picchiare la figlia e la moglie per sfogare la sua rabbia repressa fino a costringerle al trasferimento in un altro appartamento.
La madre di Christiane a questo punto è costretta a lavorare quasi tutto il giorno per poter pagare l'affitto dell'appartamento da sola e quindi non ha il tempo di sorvegliare la figlia che comincia a frequentare cattive compagnie e a causa loro entra nel giro del fumo e degli acidi. Il suo unico scopo è quello di estraniarsi dal mondo in cui vive, dai problemi della vita di tutti i giorni. Durante questo periodo vedeva l'eroina con disprezzo e sosteneva fermamente che lei non sarebbe mai approdata a quest'ultima spiaggia. Ma purtroppo non fu così e quindi, passando di cattive compagnie a compagnie addirittura peggiori, arriva a provare l'"ero", come da loro denominata.
Ormai entrata nel giro pesantemente prova per ben sei volte a disintossicarsi, a volte da sola e altre con l'aiuto di comunità apposite, ma non riesce mai nell'intento e proprio quando pensava di esserne uscita si faceva una piccola "pera" rientrando drasticamente in questo vortice vizioso.
Alla fine, dopo che aveva provato a farla finita definitivamente con "l'ultimo buco", un drastico intervento della madre la porta in salvo dalla tomba che con le sue stesse mani si era costeuita.
Durante tutto il racconto vediamo come la personalità di Christiane Vera sia completamente sdoppiata: da una parte c'è la volontà di smettere di bucarsi insieme al suo ragazzo, Detlef, ed essere una semplice teen-ager con una vita normale e amici con cui divertirsi, dall'altra c'è la bucomane compulsiva che non riesce a vivere senza eroina. La cosa che più mi ha sorpreso e rattristato è stato leggere di come lei si rendesse conto del brutto giro in cui era finita e dei gravi errori che stava commettendo, ma con tutta la buona volontà non riusciva a uscire definitivamente da quel brutto periodo della sua vita.
Un'altra personalità interessante, da rimproverare e ammirare allo stesso momento, è la madre di Christiane. All'inizio si comporta come ogni genitore con il proprio figlio: sa di quello che succede al di fuori della loro casa, ma non pensa che proprio sua figlia possa cadere in una situazione del genere. Purtroppo però poi dovrà aprire gli occhi e rendersi conto del fatto che, sì, proprio la sua piccolina è entrata nel mondo dell'eroina. Cerca di aiutarla in tutti i modi, ma il comportamento di Christiane la porta a disperarsi e ad abbandonare ogni tentativo.
Alla fine, invece, proprio la disperazione porta a salvare Christiane da morte certa. Senza chiederle alcun parere o senza avvisarla di alcunché - come dovrebbe effettivamente comportarsi un genitore in queste occasioni - la porta lontano da quel teatro di morte e sofferenza in un paesino di campagna dove lei potrà finalmente ritrovare la vera se stessa senza l'inconfondibile manto della droga davanti ai suoi occhi e alla sua anima.

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