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Trilogia sporca dell'Avana
 
Trilogia sporca dell'Avana 2011-08-29 07:12:17 phoebe1976
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Agosto, 2011
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Cuba, rum e fame. E sesso

Nel 1996 andai a Cuba. Un po' per caso, un po' per volontà, con amici veri mi avventurai in quel che credevo il miracolo comunista.
Tornai cambiata, trasformata nell'animo e più conscia del valore assoluto della libertà.
Pedro Juan Gutierrez mi ha ricordato l'odore delle notti cubane coi suoi racconti, la miseria esposta e non sofferta come status. I bambini che ti chiedono una caramella o una biro.
La fame. I negozi vuoti.
L'esposizione del corpo come modo di vivere.
Una serie di racconti crudi, violenti, fortemente realisti.
Era Cuba negli anni Novanta.
E' Cuba.

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Commenti

5 risultati - visualizzati 1 - 5
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Stefp
29 Agosto, 2011
Ultimo aggiornamento:
29 Agosto, 2011
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Beh, il discorso su Cuba sarebbe lunghissimo e questa non è la sede più appropriata.... Mai stata in QUALSIASI altro paese centro/sudamericano? Io sacche di miseria nera, analfabetismo, sanità pubblica inesistente, delinquenza a tutti i livelli, soprusi indicibili, razzismo, desaparecidos, squadroni della morte e via discorrendo con queste tipiche realtà latino-americane, a Cuba non ne ho viste. E gli altri paesi non sono sotto embargo da 50 anni.
Ma sono discorsi lunghi, scomodi e complicati, si fa prima a parlare male di Cuba e Fidel visto che ancora, non si sono piegati al volere degli Usa....
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phoebe1976
02 Settembre, 2011
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Perfettamente d'accordo con te, forse non mi sono espressa bene.
Io nel 1996 scesi da Cuba infoiatissima politicamente e dopo aver letto credo almeno 10 libri su Che Guevara. Avevo 19 anni e molte certezze. Ripartii con molti più dubbi, con molte curiosità in più sull'uomo e con più spirito critico.
E con Cuba nel cuore.
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piero70
02 Settembre, 2011
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Sono pienamente d'accordo col commento di Stefano. La dignità che Fidel è riuscito a dare a un popolo stremato da 50 anni di embargo non la trovi da nessuna parte in quel contesto.
Il peggio, temo, verrà ora. Speriamo in Raùl. Che abbia ancora lo spirito degli anni '50.
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Stefp
02 Settembre, 2011
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Bene Phoebe, grazie di questo breve scambio di opinioni. In realtà, tantissimi, io compreso, siamo andati a Cuba con l'aspettativa di trovare il Paese perfetto, il paradiso. Così non è, non può essere. E' un Paese che come tutti ha storture, ha commesso sbagli, è sotto pressione di un infame embargo condannato tutti gli anni dalle Nazioni Unite, ma comunque fa vivere dignitosamente, e come dice Piero, ha dato dignità, cultura e attaccamento alla propria patria, da non confondere con nazionalismo, alla sua gente. Sforna laureati e ha una mortalità infantile ai livelli dei più progrediti paesi europei.
Purtroppo rimane un sassolino fastidiosissimo per gli Usa e tutti i paesi satelliti, noi compresi, e quando un qualsiasi scrittore di qualsiasi paese parla dei mali della società è uno scrittore realista, che fa noir, che denuncia i mali del suo paese. Se lo fa uno scrittore cubano è un oppositore di Fidel che denuncia il regime e la mancanza di libertà.
Beh, per finire... Hasta la victoria siempre! :-)
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piero70
02 Settembre, 2011
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:)))
pugni chiusi!
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