Dettagli Recensione
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un dolore necessario (?)
Peter Cameron mostra ancora una volta uno stile dinamico, brillante, spiritoso gia’ dalla prima pagina di questo coinvolgente romanzo che si legge d’un fiato. Tutto cio’ non attenua certamente la drammaticita’ di fondo che si annida nell’esistenza del diciottenne simpatico e singolare protagonista di questo bellissimo romanzo. I disagi dell’eta’ adolescenziale e post-adolescenziale vengono vissuti e spesso superati con una certa fatica da tutti coloro che, per carattere o predisposizione interiore, trovano inaccettabile il doversi omologare a mode, tendenze e costumi che poco o nulla gli appartengono. Un fenomeno che riesco a capire piuttosto bene in quanto anche io da ragazzo provavo un orgoglioso fastidio ad accettare tutta una serie di vincoli e interessi “d’ufficio” per quell’eta’ (calcio/discoteca/cazzeggio per intenderci), correndo il rischio di figurare come un ragazzo introverso e dal difficile coinvolgimento nella vita di gruppo.
James , a differenza dello stereotipo spesso attribuito al ragazzo problematico, e’ tutt’altro che taciturno, e al lettore risulta persino simpatico e piacevole nel suo innocente candore che lo porta a prendere una facciata dietro l’altra.
Approfittando di un lavoro occasionale estivo presso il bizzarro atelier di antiquariato dell’altrettanto eccentrica madre - fresca di un terzo matrimonio gia’ fallito dopo un paio di giorni di luna di miele a Las Vegas - il ragazzo trova molto affiatamento e una certa complicita’ nel trentenne colto e raffinato collaboratore della genitrice. Ma anche nei confronti di quest’ultimo un maldestro tentativo di risultare interessante ai suoi occhi ne pregiudichera’ quasi irrevocabilmente il rapporto.
Per fortuna esistono le nonne e James ne possiede una saggia, adorabile e con la quale aprirsi in confidenze che mai potrebbe condividere ad esempio con un padre vanesio e superficiale, una madre quantomeno bizzarra e una sorella “iena” come da precisa definizione del protagonista.
Il ragazzo, catalogato lapidariamente addirittura dai giornali come un “adolescente disadattato” in seguito ad una tragicomica trasferta a Washington per un concorso scolastico vinto “per sbaglio”, rifugge l’idea di iscriversi alla prestigiosa universita’ imposta quasi per risarcimento da due genitori pieni di sensi di colpa, e preferisce valutare la possibilita’ di acquistare una casa vittoriana nel Nevada con i soldi che papa’ e mamma sarebbero disposti a dilapidare per iscriverlo nel prestigioso ateneo, e lavorare in un McDonald imparando nel frattempo un mestiere creativo e concreto, piuttosto che dedicarsi a sfondare nello spietato mondo capitalistico di oggi.
Tutti sogni, anche suggestivi e fantasiosi forse, ma che denotano una spiccata personalita’, che il giovane mostrera’ ancor di piu’ nei confronti della singolare psicologa presso la quale verra’ dirottato. E’ proprio in occasione di quelle inutili quanto spassose sedute che il romanzo brilla per vivacita’, candore e sfrontatezza spontanea, che sono poi le doti essenziali di questo fantastico protagonista.
In attesa fremente dell'imminente adattamento cinematografico, a cura di una insolita coproduzione italiana sotto la direzione di Roberto Faenza.