Dettagli Recensione
Bellissimo
Ho letto questo libro con una sensazione costante di commozione, quasi il presentimento della sofferenza per il senso di “perdita” che sarebbe seguito alla lettura dell’ultima pagina.
Non sbagliavo.
Letto il primo breve capitolo Màrai mi aveva già catturato: non desideravo altro che proseguire la lettura. Mi sono sforzata di farlo lentamente per godere di ogni parola, nonostante sentissi come un’urgenza di lasciarmi trascinare da Henrik – il generale - nei suoi pensieri e nei suoi ricordi.
Sul contenuto del libro non vorrei dire molto, la sinossi in questo caso a me sembra già fin troppo esplicativa: si tratta di uno straordinario viaggio all’interno di un’anima tormentata dal ricordo viscoso e bruciante di un lontano passato da cui il protagonista sente di potersi liberare solo attraverso il confronto con colui che è stato il solo grande amico della sua vita, che non incontra da quarantuno anni. Il desiderio di comprendere fino in fondo quel che accadde è stato per tutto questo tempo l’unico motivo che l’ha spinto a continuare a vivere. Ora, ormai vecchio, avrà modo di confrontarsi col passato e con se stesso.
Henrik è con molta evidenza l’alter ego, la controfigura, di Màrai stesso (che finirà suicida, esule, dopo un lungo peregrinare alla ricerca di un luogo che gli consentisse di sentirsi "a casa"): il suo disagio esistenziale è palpabile nel fluire di una prosa elegante ed avvolgente.
Per quasi tre quarti il libro è un lungo monologo, rivolto all’amico che l’ascolta silenzioso, un ragionamento incalzante sull’amicizia e sulla colpa.
Non si pensi che, trattandosi di un monologo, si possa scivolare nella noia: Màrai è estremamente abile nel costruire il colpo di teatro anche in assenza di azione, grazie solo all’uso di una prosa magica che suggerisce, alla fine, che le risposte ai nostri dubbi, alla nostra sete di comprensione dei fatti della vita, sono già dentro di noi e non possono venirci dall’esterno.
" Entrambi si resero conto, in quegli istanti, che era stata l’attesa a dare loro la forza di vivere nei decenni trascorsi. Come accade a coloro che passano una vita intera a prepararsi per un unico compito e di colpo arrivano al momento di agire. Konrad sapeva che un giorno sarebbe tornato in quel luogo, e il generale sapeva che un giorno sarebbe giunto quel momento. Era stato questo a mantenerli in vita. "
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Commenti
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ci farò un pensiero.
Visto che sei un passo davanti a me, cosa mi consigli ora?
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p.s.: come ti comprendo...: una volta che Marài ti cattura... è fatta!!!