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Me ne vado con il circo!
Quando ero piccola avevo escogitato una teoria: mi ero convinta che anche se le cose fossero andate male male, la scuola non mi fosse più piaciuta o non avessi più sopportato di essere messa in castigo giusto perché ero un tantino movimentata e facevo venire i capelli bianchi all’intera famiglia, potevo sempre scappare con il circo. Sì, sì, con lo stesso circo che si fermava nel mio minuscolo paese due volte l’anno ed i cui abitanti andavo a spiare per ore ed ore, giù al campo sportivo, dove veniva montato il tendone. Così il mio ritornello ad ogni rimprovero era: Ah sì?...ed io me ne vado con il circo!
Ovviamente, con il circo non sono mai scappata. Ma vi dirò, leggere questo libro mi ha fatto tornare in mente quanto affascinante fosse il solo fantasticarlo. Per 361 pagine sono tornata ad essere bambina e d ho ripreso a valutare la possibilità di uno sbocco circense in caso di bisogno: chi può mai dirlo nella vita!
Però del romanzo mi sono letteralmente innamorata: da molto tempo non mi imbattevo in una storia così ben intrecciata, avvincente, romantica e poggiata su un letto di salde e comprovate nozioni storiche che ne fanno al contempo un nitido a chiaro affresco dell’epoca statunitense passata alla storia come la Grande Depressione, epoca in cui l’America incominciò ad essere attraversata dai circhi itineranti che si spostavano sulle linee ferroviarie.
Ed è in uno di questi circhi che Jacob, studente in veterinaria, trova rifugio dopo aver perso entrambi i genitori. Tra ogni specie di animali da accudire, nani e freaks, una sorta di rigida gerarchia sociale circense, un gergo a volte spietato e delle ferree regole da rispettare per riuscire a sopravvivere, il ragazzo diventa un uomo ed impara quelli che sono i più grandi valori della vita: l’amicizia, l’amore, il coraggio, l’altruismo, la responsabilità di prendere delle decisioni, la capacità di saper attendere ed agire, la dedizione al proprio lavoro ed insieme la difesa dei più deboli.
La bella Marlena, il suo spietato marito August e l’elefante Rosie, diventeranno poi per Jacob dei punti focali, ma nessuno dei personaggi della Gruen passa inosservato, ciascuno assume un proprio impeto e a ciascuno il lettore non può che affezionarsi, quasi come si trattasse delle stelle più luminose di uno stesso firmamento.
E dire che quando il libro mi è stato regalato, mi sono chiesta cosa diamine volesse dire “Acqua agli elefanti” (era forse uno di quei proverbi sullo stampo del tipo “Perle ai porci”?).
Non che l’attinenza del titolo mi risulti ancora adesso chiara, ma la storia, ve l’ assicuro, vale la pena d’essere letta.
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Commenti
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Bellissima, Eva! :D
Il fatto è che non ho mai subito il fascino del circo, cosa che invece a quanto pare capita a te! :)
Mi sa che sono proprio riuscita a far trapelare l'entusiasmo e la passione che mi ha suscitato questo libro :)
Sarà che ero ben predisposta, sarà che il circo mi ha sempre affascinato, sarà che il romanzo in questione mi è stato regalato da una persona a cui tengo parecchio e che probabilmente avrà intuito la mia vera essenza... Spero, per chi vorrà leggerlo, che possa piacere anche a voi! :))
Vi abbraccio raga!!
Brava ciao
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