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Arancia meccanica
Alex è minorenne, conosciuto dalle forze dell'ordine e già passato per il carcere minorile. E' il capo di una piccola banda di violenti, lui ed i suoi “soma” sono dediti con piacere a pestaggi immotivati, violenze sessuali, risse, rapine. A coronamento della sua carriera arriva anche l'omicidio, e il carcere. Il governo del paese ha il progetto di estirpare la violenza dalla società e Alex viene sottoposto ad un lavaggio del cervello e condizionato al rigetto della sola idea di violenza. Alex non avrà più la possibilità di scegliere, sarà ''buono'' per forza.
Il sentimento che fa scaturire Alex attraverso il suo racconto in prima persona, con il suo slang giovanile, spesso difficile da decifrare, è la pena, una triste pena. Alex non sceglie nella prima parte del romanzo; è violento, sempre e comunque, conosce solo quella lingua, e come tutti i violenti, fa pena, e non sceglie dopo il condizionamento; è per forza buono, non può decidere se fare bene o male, può fare solo bene, un docile automa che fa pena. La stessa musica che lui ''ama'', la classica e Beethoven in particolare, gli stimola violenza e dopo il condizionamento, non riuscirà più ad ascoltarla; privato anche di questo. Anthony Burgess, attraverso il racconto di Alex, ci pone davanti ad una scelta e non la rende facile; o un Alex socialmente pericolosissimo, stupratore ed assassino o un Alex automa, condizionato ad essere sempre inoffensivo. Se dovessi per forza scegliere, forse, per il bene della comunità, sceglierei il secondo, ma un governo, una società che possa, per legge, condizionare le scelte della persona fa orrore. Burgess, con questo romanzo, non esalta la violenza, peraltro scritto 40 anni fa, oggi è surclassato per litri di sangue da qualsiasi romanzo noir, ma pone l'accento su quanto possa essere pericolosa una società che condizioni le scelte degli individui. Accostabile a 1984 di Orwell, e forse a Fahrenheit 451, Arancia meccanica mina la fiducia incondizionata nel governo e nella giustizia. Un romanzo sempre attuale.
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Commenti
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grazie 1000, Stefano!!!***
Giovanna, paragonare è sempre difficile e 1984 è secondo me inarrivabile. Diciamo che sono accostabili per la società futura, per certi versi, simile, che tratteggiano.
grazie***
bravo!
Ciao, faye
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