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La nube purpurea
Diciamo subito cos’è: un libro fantastico (nel senso di fantasioso), stravagante, a tratti allucinato.
Ma definire un libro solo con aggettivi fa capire ben poco. E allora proviamo a dire di più.
Innanzitutto la voce narrante è molto indiretta (e questo già dà una prima accelerazione al carattere visionario del romanzo): il narratore racconta di aver ricevuto per posta un pacco di manoscritti di una amico; tra questi si sofferma su una lettera di una certa Miss Wilson, una sorta di chiromante che cade spesso in trance. In questa lettera si racconta di… ed ecco che inizia il romanzo.
Le atmosfere sono quelle di Poe, ma qui, pur mancando di Poe quel talvolta lugubre tratto gotico, la fantasia sembra spinta ancora più all’estremo.
Si parla di una spedizione al Polo: chi la effettuerà riceverà una grossa ricompensa in denaro. Fin dalle prime pagine si può intuire cosa accadrà, ma senza avere idea della portata. Infatti, il protagonista del racconto, che parteciperà alla spedizione spinto dalla sua amata verso la quale prova sentimenti incerti, prima di partire viene ammonito da un vecchio. Questi fa presente che il Polo è come l’Albero della Conoscenza dell’Eden e chiunque lo profanerà dovrà attendersi l’ira di Dio, tra cieli irritati e tuoni e tempeste.
Ma Adam Jeffson, protagonista del viaggio, si dimenticherà delle parole del vecchio e partirà lo stesso. I suoi compagni di spedizione moriranno. Rimarrà solo lui, al Polo, e vedrà una nube purpurea che si affaccia all’orizzonte. Tornerà dalla spedizione e, a quel punto, il romanzo cambia veste. Da plausibile, da credibile che era fino ad allora, si trasforma in una delle più sfrenate, e apocalittiche, fantasie: le capitali del mondo distrutte e incendiate, intere penisole scomparse, e, soprattutto, l'intero genere umano scomparso. Ognuno immortalato, dalla nube, come una statua, nell'ultimo gesto che stava compiendo.
Alla fine incontrerà solo una donna, divenendo entrambi i nuovi Adamo ed Eva (lui si chiama 'realmente' Adam e lei vorrebbe farsi chiamare Eva ma poi, vedendo che lui ritiene la cosa grottesca, opta per Leda.
Di tutti quelli che incontra nel suo peregrinare per il mondo, mi ha colpito la figura di un poeta, che vede chino sul suo scrittoio, intento a scrivere gli ultimi versi, pur conscio dell'avanzare della nube e che nessuno li potrà mai leggere. Perché scriveva, allora? Ho visto in quell'immagine l'unico autentico gesto dello scrivere. Non so.
Romanzo visionario, dicevo, forse troppo, ma ben scritto, con sitle e bellezza di linguaggio. Le fantasie, a questo punto diventano quasi un suo limite, e spesso sembrano un esercizio col quale sorprendere il lettore più che offrirgli qualcosa da… comprendere, mi verrebbe da dire (sebbene so perfettamente che romanzi, o letteratura, non vanno capiti ma "sentiti", ognuno la sua sensazione).
Per Shiel, quando ho scoperto che in altri libri aveva, in qualche modo "previsto" il futuro (a fine secolo – 1800 – ha scritto di paurosi uomini delle S.S. – Setta di Spagna – che si riunivano in camere oscure sotto il Tamigi, di pericolo dell'invasione cinese, di raggi laser che risolvevano le sorti di una battaglia), be', quando ho scoperto questo ripensando al racconto…
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a.
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la mia è molto più "stringata", lo lessi circa 10 anni fa...mi era stato tanto raccomandato dal mio ex ragazzo che, praticamente lo considera un capolavoro... mah...