Dettagli Recensione
Per dare una risposta ai propri quesiti
Per affrontare pagine del genere ci vuole stomaco e nervi saldi.
Perché ci si trova di fronte ad un libro claustrofobico, perché è una parabola su Dio e sul binomio vita/morte, perché certi passaggi sono difficili da digerire.
Un libro pregno di tematiche forti che si contraddistingue per la povertà di ambientazione e di personaggi. E’ infatti impostato su un dialogo tra due sole persone, completamente diverse per estrazione sociale, cultura e forma mentis; a testimoniarlo il nome stesso degli interlocutori: il Bianco e il Nero.
Il dialogo viene ‘registrato’ quando già è stato incominciato ed è difficile inquadrare gli argomenti principali. Si parla di vita, di morte, di suicidio, della libertà, di concezione del mondo, di Dio, di religione. Tutto questo ed altro, visto da due prospettive che seppur diverse paiono sempre più chiaramente i risvolti di una stessa medaglia.
L’ironia qua è fine e certe frasi sono bombe, molto più che aforismi. E anche se a volte si scende in stereotipi, il livello dell’opera non si abbassa. Ciò che mi ha colpito è lo stesso McCarthy, che come un cronista riporta fedelmente il dialogo tra i due ma non prende mai posizione e ci concede un finale assolutamente non scontato e ricco stimoli.
Da riprendere in mano e rileggere più volte. Di certo una sola lettura non basta, se si vuole cogliere l'intero spirito del libro e capire qualcosa in più di se stessi.