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La casa degli spiriti
 
La casa degli spiriti 2011-07-17 09:04:13 R๏гy.o°
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
R๏гy.o° Opinione inserita da R๏гy.o°    17 Luglio, 2011
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Incantevole delizia

Non sono una persona che ama giudicare una persona dall’apparenza o un libro dalla sua copertina. Né tantomeno sono del parere che ‘l’abito fa il monaco’.
Per cui raramente ho dato giudizi affrettati su una persona prima di conoscerla o su un libro prima di finirlo. Con “La casa degli spiriti” non è stato così. Non poteva andare così.
E’ stato amore a prima vista e ho subito concesso le cinque stelline (e se aNobii ne avesse permesse altre le avrei sfruttate) a questo libro epocale.

Nella mia vita di lettrice ho incontrato scritture eleganti, scritture intelligenti, scritture furbe, scritture che fanno riflettere. La scrittura della Allende è tutto insieme, e molto di più: è una scrittura lieve, che fa commuovere (non a caso più volte è capitato che una lacrima scivolasse sul mio viso nel corso della lettura), è una scrittura magnetica. E’ una scrittura dolce e che affronta temi importanti e seri – come quello della dittatura militare e del golpe – con tutta la serenità necessaria: è in questo senso che si può parlare della scrittura della Allende come di una scrittura femminile nel senso più positivo ed elogiativo del termine. Perché nel suo lessico, nella sua impostazione stilistica vi sono una potenza espressiva e una carica evocativa che ben pochi scrittori possono vantare di avere.

Ciò che più mi ha lasciato basita è la capacità di raccontare il mondo e una vita intera in una singola frase. Per quanto mi riguarda, c’era riuscito solo Manzoni con la celebre “La sventurata rispose” (l’ottonario del X capitolo dei “Promessi Sposi” che si riferisce alla Monaca di Monza e al ‘richiamo’ di Egidio e che lascia all’immaginazione del lettore il seguito della vicenda). Chiaramente solo la Allende è riuscita ad equiparare la straordinaria capacità manzoniana di contenere il delirio di una vita e di farne comprendere o perlomeno immaginare tutto il dolore che si cela dietro all’interno di una, più o meno breve, frase.

Altra nota positiva del libro (la cui semplificazione della trama sarebbe un’impresa ardua) sono i continui – ma non asfissianti – rimandi a ciò che succederà che creano una circolarità (sottolineata dal gran finale) del racconto veramente preziosa. Sono ufficialmente invidiosa di chi deve ancora assaporare e scoprire questo libro incantevole – per me, l’esordio più promettente di tutto il Secondo Novecento –, in cui ad emergere non è la brutalità dell’uomo presente dalle prime pagine fino alla fine, Esteban Trueba, bensì la leggiadria e la grazia delle figure femminili (vittime di uno stesso destino), di madre in figlia, di nonna in nipote, che colmano i vuoti che solo gli uomini sanno solcare.

Ultima nota: la questione Marquez.
Chi mi conosce sa che non ho amato “Cent’anni di solitudine”, opera questa che spesso viene indicata come superiore a “La casa degli spiriti”. Non farò la cieca, mi sono resa conto che ci sono dei punti in comune. Ma il fatto è proprio questo: è attraverso le convergenze dei due autori che si notano le divergenze. Se in Marquez l’elemento magico mi dava fastidio e sapeva di irreale, ne “La casa degli spiriti” questi spiriti sembrano pertinenti e tangibili, non giustificati perché non occorre giustificare il quotidiano e l’ovvio. E mentre in Marquez il corale dà un senso di ridondanza non richiesta, per l’Allende sembra il naturale processo dell’arte affabulatoria della stessa. E mentre la dinastia di una famiglia viene affrontata da Marquez attraverso una ripetizione di nomi che mettono solamente in confusione, nell’Allende finalmente non si ripetono i nomi – “Perché i nomi ripetuti creano confusione nei diari” dirà Clara più volte nel corso della storia.

Consigliato a chi vuole perdersi attraverso una narratrice d’eccezione nei meandri e negli intrecci delle vite del Sud America sentendosi a casa propria.

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Commenti

2 risultati - visualizzati 1 - 2
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gio gio 2
17 Luglio, 2011
Ultimo aggiornamento:
17 Luglio, 2011
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splendida rece... e libro indimenticabile..
l'ho riletto almeno tre volte...

però ho amto anche Cent'anni di solitudine, esistono delle affinità tra i due, però li ho amati in modo diverso...!!!

un caro saluto
Gio***

p.s.: complimenti,VIVISSIMI!!!
E' stanziato sulla libreria di casa da troppo tempo...
Forse dopo questa recensione mi convincerò a dargli una possibilità!
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