Dettagli Recensione
Genesi di un genio al limite...
Ne ho letti un po di libri del grande B, ma questo è di gran lunga quello che mi è piaciuto di più.
E’ stata un’immersione nell’infanzia e nelle esperienze che hanno fatto di lui quello che è diventato. Un libro che ripercorre un periodo senza emettere giudizi, semplicemente raccontando quello che era e come l’ha vissuto. Niente ricerca di compassione, solo la cruda e semplice verità.
Il suo rapporto con il padre, un uomo violento che ogni mattina usciva di casa e prendeva la macchina per recarsi a un lavoro che non aveva ma che non accettava l’idea di poter essere considerato un povero.
La difficoltà di trovare degli amici, a causa del suo carattere solitario che però finiva sempre con l’attirare i deboli, gli sfigati.
L’inizio della sua grande amicizia con la bottiglia che lo accompagnerà per tutta la vita. L’alcool come cura ad ogni dolore, interno ed esterno. La cura per l’acne che lo stava sfigurando, che lo costringeva a subire cure molto dolorose, dolore che del buon vino, o della buona birra, ma anche quella cattiva, attutivano.
Il rapporto col sesso femminile, praticamente inesistente proprio a causa della sua acne che non lo rendevano certo un ragazzo di quelli ammirati.
I giochi con gli altri ragazzi, duri e violenti. Il disgusto per le altre persone e per il pensiero che l’aspetto e lo stato sociale siano il metro di giudizio delle persone e della vita, e per il fatto di essere così rilegato al gradino più basso.
E l’inizio della sua vita sregolata dopo l’abbandono della casa in cui aveva vissuto. Vita fatta di alcool, partite a carte, scrittura e ricerca di un lavoro per poter pagare l’affitto…
Il college, che viene infine visto come un parcheggio momentaneo per evitare di doversi scontrare con la vita esterna.
Ma anche la scoperta dei libri, della lettura. Il potersi immergere in un mondo diverso. Il divorare tutti i libri che si trovava per le mani. E poi il suo approccio alla scrittura, i suoi racconti e le sue poesie. Le sue ancore di salvezza.
Questo libro riesce a far comprendere da dov’è nato l’uomo che abbiamo imparato a conoscere attraverso le vicende di Henry Chinaski, le interviste e tutto il resto.
E’ la storia di un ragazzo che ha dovuto confrontarsi con una realtà dura, di un ragazzo che è dovuto crescere in fretta e che ha conosciuto troppo presto il nero della vita ma che alla fine ha continuato a viverci, ed ha iniziato a raccontarcelo.
Un libro disperato e bellissimo, duro e crudo ma a tratti anche molto tenero, che vi terrà incollati alle sue pagine. Un libro che fa capire com’è nato il suo stile e il suo essere spietato e pessimista, che spiega il suo pensiero e il suo stile di vita.
Forse lo stile di questo libro è un po diverso dal solito, è meno serrato, veno veloce, meno botta e risposta. E’ più romanzo e meno copione… ma assolutamente stupendo
”Nessuno cambiava posizione. Eravamo come eravamo e non volevamo essere diversi. Venivamo da famiglie della Depressione, e non mangiavamo mai abbastanza, eppure eravamo diventati grandi e grossi, e forti. Nessuno di noi, credo, riceveva affetto e comprensione sufficiente dai genitori, ma non ne chiedevamo a nessuno. Eravamo ridicoli, ma la gente stava bene attenta a non riderci in faccia. Eravamo cresciuti troppo in fretta ed eravamo stanchi di essere bambini.”
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
Ahhhh il mio caro e vecchio zio Hank! :)
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |