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Domani nella battaglia pensa a qualcun altro
Quando rimango perplesso e deluso dopo una lettura, la riflessione è sempre la stessa: ci sono libri che non mi piacerebbero comunque ed altri che forse con lo spirito giusto potrei riuscire ad apprezzare. Non ho ancora capito bene se nel mio caso “Domani nella battaglia pensa a me” appartiene al primo o al secondo tipo. È già qualcosa di positivo.
Non nego che si tratti di una letteratura di livello, ma resta il fatto che non ricordo di aver durato così tanta fatica a finire un romanzo dai tempi in cui a 14 anni mi fecero leggere a forza i Buddenbrook (e stiamo parlando di un romanzo di 280 pagine, non di 800!!)
Mi è piaciuto poco lo stile, eccessivamente pesante nelle descrizioni e ridondante nel ripetere alcune riflessioni del protagonista e certi avvenimenti della storia; mi è piaciuta poco l’ineluttabilità che permea il senso della storia; ho trovato i personaggi troppo strumentali al messaggio che vuol lanciare e per questo quasi superflui (insomma, potevano essere chiunque).
La storia comincia nel migliore dei modi perché devo ammettere che partire con un uomo (Victor) che si ritrova accanto ad una donna morta (Marta) con cui fino ad un minuto primo stava per consumare un tradimento (lei è spostata) è un incipit intrigante e che lascia intravedere uno sviluppo promettente. Poi però diventa subito una descrizione infinita dello stato d’animo di Victor combattuto tra il comunicare ai familiari che Marta non è morta da sola ed il timore di confessare in questo modo che aveva un (non-)amante.
È un libro sull’inganno, sulle bugie o meglio sulle verità taciute e nascoste, su come in fondo la nostra condizione naturale è ingannare o essere ingannati: non dovremmo opporci più di tanto e non dovremmo amareggiarci, si legge più volte.
A parte il fatto che non sono per niente d’accordo, sul mio giudizio incide molto di più la noia che ho provato nel leggerlo.
Mi rendo conto di andare “leggermente” controcorrente, visti i premi che ha vinto ed i giudizi esaltanti dati anche qui su Qlibri, però vi assicuro che in alcuni momenti ho addirittura avuto la tentazione di abbandonarlo.
Chissà, forse con lo stato d’animo giusto, magari lo si riesce ad apprezzare... Boh.
P.S: non me ne voglia il buon vecchio Shakespeare per aver storpiato la citazione dal Riccardo III nel titolo
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Commenti
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anche a me succede di fare le tue stesse riflessioni quando "fatico" a leggere "certi libri",si...ci si chiede se non è il momento adatto ed in molti casi credo sia vero.
un abbraccio,
Giò
Un saluto!
anche se si tratta solo di un "viaggio" con la mente...
rischi di far trasparire freddezza e rancore dalla tua recensione...
infatti io spesso non riesco a recensirlo un libro che mi ha deluso..
un affronto personale!!
AHAAAHAH!!!
Grazie per il tuo commento, è sempre bello potersi confrontare con chi ha avuto sensazioni diverse!
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non ho ancora letto questo libro; terrò presente la tua recensione. Esprimi sempre opinioni interessanti, pacate e condivisibili, che mi trovano d'accordo.
Grazie